“Il Coaching mi ha aperto gli occhi e io ho scelto di restare dov’ero”.

Da anni vivevo come “sospesa”. Prendere o no una decisione? Ero sempre incerta.
Sposata da 25 anni e madre di due figli ormai grandi, ero scontenta del mio matrimonio e vivevo sempre inquieta, insoddisfatta.
Un giorno dicevo: “Basta, devo fare qualcosa!” e il giorno dopo: “Vabbè, ci penserò più avanti!”. Intanto il tempo passava, senza che cambiasse nulla.

Rivolgermi a Laura è stata una conquista!
Al nostro primo incontro ho pianto e lei mi ha fatta sentire così accolta da capire che era la persona giusta.

Abbiamo iniziato le sessioni, ma definire il mio obiettivo è stato difficile.
Volevo “essere felice”, ma non sapevo come.

Laura mi ha guidata con domande che ogni volta mi spingevano a fare chiarezza dentro di me.
Erano così profonde che finivo per pensarci per giorni.
Però, grazie a quelle, ho capito che sarei stata felice vivendo da sola, senza mio marito, continuando a occuparmi dei miei figli, anche se ormai adulti.

Non era la mia Coach a suggerirmelo. Lei non mi ha mai detto cosa fare: poneva le domande giuste e… le mie risposte venivano a galla.

La soluzione, quindi, sarebbe stata separarmi da mio marito e riprendere la mia vita in mano, ma alla fine ho fatto una scelta diversa.

Non me la sono sentita di affrontare i passi della separazione.
Lo so, non mi fa onore, ma non volevo uscire dalla mia “zona di comfort”.
Non era per le spese legali né per i miei figli (tanto avevano capito come stavano le cose).
Diciamo che non ho avuto il coraggio di lasciare la mia vecchia vita o forse non era il momento giusto, così ho “scelto” di restare dov’ero.

Per me non è un fallimento: il Coaching ha funzionato.
Avevo bisogno di fare chiarezza, di capire “come” tornare felice e ci sono riuscita. Il mio “restare lì” quindi è diventato una scelta, non il frutto di eterna indecisione.

E questo per me è un buon risultato.

Quando sarò pronta… chissà… farò quel passo.
Intanto… grazie Laura, per la pazienza, la disponibilità, la tua grande professionalità!

Marta G.

Scopri se i tuoi figli sono destinati a essere felici!

La scorsa settimana mi è capitato di ascoltare una breve conversazione tra due quattordicenni.

Una diceva all’altra: “Tu come ti immagini tra vent’anni?”
e poi, senza lasciarla rispondere, con tono entusiasta e occhi felici, continuava: “Io mi vedo sposata, con due figli, una bella casa… E tu?”.

La sua amica, con grande esitazione e aria perplessa: “Mah… Non so! Non riesco a immaginarmi!”.

Secondo voi, quale delle due ha più probabilità di essere felice?

La prima ragazza pare avere idee chiare e progetti. La seconda brancola nel buio.
In realtà, la prima ragazza “immagina” (quindi desidera) cose che sono fuori dal suo totale controllo.
Sposarsi significa trovare l’uomo giusto e questo non dipende esclusivamente da noi.
Bisogna avere anche un pizzico di fortuna, oltre che essere ricambiate.
Avere figli non è scontato, nemmeno quando i partner sono sani.
Ci sono coppie che scoprono di non riuscire ad averne solo dopo le nozze e la sofferenza è enorme.
Avere una bella casa dipende dalla disponibilità economica, quindi dalle entrate della coppia, perciò dalla posizione lavorativa di ciascuno.

Questi “sogni/desideri” sono molto pericolosi, perché si concentrano su ciò che non dipende da noi.

Sarebbe stato meglio se la ragazza avesse detto: “Io mi immagino laureata…”, perché l’obiettivo della laurea dipende da lei soltanto, dalla sua determinazione.

Nei percorsi di sviluppo delle Life Skills insegno ai ragazzi a porsi obiettivi realizzabili, sfidanti, gratificanti, che permettano loro di usare tutte le potenzialità che hanno.
Questo comporta che gli obiettivi vengano espressi correttamente e che dipendano al 100% da loro.

Più la realizzazione dell’obiettivo coinvolge altri e meno possibilità ci sarà di arrivarci.
Questo dobbiamo insegnare ai ragazzi!

Certo è meraviglioso lasciarli vivere dentro un film rosa, ma quando si sveglieranno… cosa accadrà?

Meglio guidarli a immaginare un futuro che dipenda dalle loro capacità, punti di forza, determinazione, volontà, motivazione, passione.

Qui non si tratta di togliere a un’adolescente il sogno di un matrimonio e dei figli, ma di indirizzare meglio i suoi obiettivi.

E sappiamo bene che il primo passo per trovare l’amore è quello di realizzare in primis se stessi. Non il “bisogno” dell’altro, ma il piacere di renderci conto che ci completa.
Non una vita che dipende dall’altro (dal suo umore, dal suo denaro, dalle sue attenzioni), ma che si arricchisce grazie all’altro.

Comprendere questo significa indirizzare i ragazzi a essere felici.
E questo è il compito più importante che abbiamo, in quanto adulti ed educatori.

Ecco come affrontare i momenti difficili!

È trascorso più di un anno dall’inizio della pandemia e il peso di questa situazione si fa sentire anche tra i più resilienti.
Come superare quindi l’umore nero, la stanchezza psicologica e lo scoraggiamento?

Ecco 7 semplici passi per aiutarci ogni giorno a trovare un po’ di luce:

  1. Per prima cosa dobbiamo evitare di impuntarci su “come dovrebbero andare le cose”: se la realtà è questa, inutile continuare a confrontarla con le nostre aspettative.
    “Accettare la realtà” è fondamentale.
    Più cerchiamo di opporci e più sarà difficile trovare una soluzione.
  2. Non facciamo le vittime, perché piangerci addosso ci rende immobili.
    Dirci che “niente cambierà” ci toglie la responsabilità di agire e di risolvere i problemi.
  3. Guardiamo “dentro di noi” e non fuori.
    Concentriamoci su quello che possiamo cambiare, senza pretendere che cambino gli altri o il contesto in cui viviamo.
    Chiediamoci: “Cosa posso fare io per migliorare la mia situazione?”.
  4. Focalizziamoci su ciò che abbiamo e non su quello che ci manca.
    Siamo vivi? Sani? Amati? Allora non ci manca nulla per affrontare le difficoltà.
  5. Ripetiamoci che questo brutto momento “non durerà per sempre”.
    Nulla è eterno.
    Perciò dedichiamoci a qualcosa che ci fa stare bene e ci permette di ritrovare un po’ di fiducia nel futuro.
  6. Cambiamo prospettiva.
    Come vogliamo vedere le difficoltà?
    Come ostacoli, prove da superare o sfide da vincere? Sta a noi scegliere.
  7. Rendiamoci conto che “molto è possibile” (se dipende da noi, dal nostro atteggiamento, da come reagiamo, da come parliamo a noi stessi) e che spesso le difficoltà ci spingono a scoprire il meglio di noi.

La primavera è alle porte, ma i ragazzi stanno “sfiorendo”!

La primavera è rinascita, cambiamento. E per i ragazzi è da sempre momento di gioia, di nuovi amori, di conto alla rovescia. Sono questi i mesi dello sprint finale per evitare i debiti, ma anche i fine settimana da trascorrere al parco con gli amici. Momenti fondamentali per un adolescente che ha bisogno di risultati, ma anche di confronto e condivisione con gli altri.

Oggi, però, i ragazzi osservano la primavera dalla finestra e, se a novembre erano arrabbiati, a dicembre in crisi, ora sono stanchi e demotivati, esasperati e depressi, perché la percezione che hanno è che “non cambi nulla”.

E non possiamo dargli torto.

Come Teen Coach me ne rendo conto, perché li seguo da vicino.
I mesi scorsi mi chiedevano aiuto perché la concentrazione scarseggiava durante le lezioni a distanza e  i voti si abbassavano. Mancava loro il rapporto diretto coi compagni e con i docenti, ma almeno avevano la speranza di veder cambiare le cose.

Ora non più.

Il breve ritorno alla didattica in presenza, per certi versi, ha solo peggiorato la situazione, perché i ragazzi si sono trovati a sostenere verifiche e interrogazioni quotidiane svolte in tempi stretti e con zero tolleranza da parte dei docenti. Nulla a che vedere con la “scuola” in presenza a cui erano abituati.

I liceali che seguo, infatti, mi raccontano di interrogazioni fatte a cronometro (dieci minuti e stop), di settimana in presenza con più interrogazioni giornaliere… Gli universitari mi parlano di esami scritti che nemmeno possono rivedere, una volta corretti.
Sbagliare e non sapere dove né come rimediare… Davvero destabilizzante per chi ci tiene a migliorare.

Già, perché gli adolescenti non sono tutti svogliati, votati all’happy hour: ce ne sono tanti che considerano la scuola/università importante e che si impegnano per ottenere buoni risultati.

Ora però sono sfiniti.
Io li vedo, ascolto i loro vissuti e mi rendo conto che stanno pagando un prezzo altissimo a causa della pandemia.

Studiano, si impegnano, seguono le lezioni, ma i mesi tutti uguali ormai sono tanti e “nulla cambia” per loro. Hanno esami e verifiche concentrati in poco tempo, così l’ansia da prestazione aumenta a dismisura. Ed è facile poi dire “basta che studi”. Non è così. Non basta. Non più.

Spesso hanno a che fare con docenti a loro volta pressati, inquieti, preoccupati e spaventati all’idea del contagio. Docenti che si sono dovuti inventare una nuova didattica, piegare a protocolli sempre diversi, senza aver più un confronto diretto con gli studenti.
E così molti hanno perso di vista l’aspetto più importante dell’essere docente: l’umanità, fatta di comprensione e tolleranza per la fatica condivisa.

Quale soluzione trovare?

Non c’è un “vaccino” uguale per tutti.
Tuttavia dobbiamo far sì che i giovani non si abbattano del tutto.

Dobbiamo coltivare in loro la speranza.
Non quella per cui “restare seduti” ad attendere che le cose cambino, che “i grandi” facciano qualcosa per loro.
Speranza nel senso di fiducia e impegno in direzione di un miglioramento, che certamente avverrà (anche se non sappiamo quando).

Gli adolescenti vedono tutto o bianco o nero. In questo momento “solo nero”.

Sta a noi, quindi, far loro cogliere le sfumature, aiutarli a dare un senso a questa attesa, fatta però di “azione” verso uno scopo.
Sta a noi sostenerli, affiancarli, motivarli a non mollare… Perché stavolta il peso da portare è troppo pesante e da soli non ce la fanno.

Formula un obiettivo che sia davvero importante per te.

L’anno nuovo è arrivato e, come tutti gli anni, abbiamo espresso il desiderio di cambiare qualcosa.

Magari ci siamo anche attenuti alla buona pratica di concentrarci solo su un obiettivo, uno soltanto.
E l’abbiamo formulato correttamente… Vi faccio un esempio:
“Voglio rimettermi in forma perché così piacerò di più al mio partner o perché così tutti mi noteranno”.

E allora com’è che poi non raggiungiamo l’obiettivo?

Semplice: se cerchiamo di cambiare per compiacere o impressionare gli altri, non funziona, perché non nasce dalla nostra convinzione.

Possiamo tenere duro per un po’, ma poi abbandoneremo l’impresa, sentendoci pure frustrati.

La vera motivazione, invece, nasce da una nostra reale e profonda necessità.
Quando non sopportiamo più qualcosa o qualcuno, allora siamo pronti ad agire. È il momento giusto!

Quando diciamo dal profondo: “Non sopporto più di continuare così!”, beh, siamo pronti a cambiare.

Non devono dircelo gli altri.
Dobbiamo sentirlo dentro di noi. Solo così affronteremo tutto ciò che serve per cambiare davvero.
E solo così arriveremo al risultato che vogliamo!

Ritorno alla didattica a distanza: ecco come motivare i vostri figli.

Ieri, durante una sessione di Coaching a distanza, un adolescente mi ha esposto il suo problema: “Mi sembra di perdere tempo! Prima odiavo la mia routine, ma ora mi manca tantissimo!”.

Nonostante le video-lezioni, lo studio e una casa spaziosa con un bel giardino, si esprimeva come se vivesse in gabbia e senza più una meta: “Sai, all’inizio ho pensato a quanto tempo potevo avere senza spostamenti ed ero così contento di poter guardare film o di poter giocare on-line fino a tardi… Ma ora non ho più voglia di fare niente e mi sento sempre più stanco! Anche l’umore sta andando a terra!”.

Era ovviamente una richiesta d’aiuto.

Magari sta capitando anche ai vostri figli di “sentirsi persi” a causa delle nuove restrizioni e del ritorno alla didattica a distanza.

Il fatto è che spesso, quando i ragazzi hanno  molto più tempo a disposizione, finiscono per sprecarlo.

Sì, magari godono di alcuni “lussi” come restare alzati fino a tardi, ma quella routine che hanno abbandonato, sta lasciando spazio solo al caos.

E quando in testa hanno il caos, è facile che si sentano disorientati, senza più una meta.

In realtà non è che non facciano niente.
Riempiono  il tempo libero con attività (videogiochi, YouTube, ecc.) che con l’inizio della scuola avevano dovuto limitare.
Praticamente hanno sostituito una routine che aveva uno scopo con un’altra che di scopo non ne ha, se non quello di combattere la noia che provano facendo “scuola” da casa.

Il fatto è che avere orari fissi solo per le video-lezioni non basta.
Bisogna tornare a scandire il tempo con attività ben definite, nonostante le restrizioni.

Come fare? Da dove partire? Ecco dei suggerimenti.

Coinvolgete i vostri figli e stabilite a quale ora è salutare andare a dormire per essere attivi l’indomani  (il “non ci riesco” dei ragazzi è una scusa).
Proponete di lasciare la visione di film o serie preferite alla sera, appena DOPO cena, e di chattare con gli amici PRIMA di cena.

Poi accordatevi su una fascia oraria per fare compiti e studiare (magari nel primo pomeriggio).

Se i ragazzi sono poco motivati a studiare, spingeteli a fare i compiti a distanza con un compagno: basta utilizzare skype o semplicemente Whatsapp.
E’ utile ai ragazzi per non annoiarsi e per sostenersi a vicenda. Vale anche per lo studio o per verificare la loro preparazione in vista di una interrogazione.

Se praticavano sport e ora non è più possibile, fate in modo che continuino a muoversi:
scegliete con loro attività all’aperto come la bici, la corsa, cercando di variare le attività (altrimenti sai che noia!). Se i vostri figli si allenavano in palestra, potete trovare un’app che proponga ogni giorno nuovi esercizi da fare a casa.

Dalle video-lezioni, si sa, non possono disertare… Ma almeno hanno degli obiettivi, visto che i docenti seguono un programma.

Ciò che dovete assolutamente combattere è ciò che li rende insoddisfatti e questo di solito accade quando non hanno obiettivi.

Perciò la prima regola è far sì che abbiano nuovi traguardi e che si dedichino ad attività che li “riempiano” di soddisfazione (es. disegnare, dipingere, leggere, suonare uno strumento, esercitarsi nel canto o in una lingua straniera…). Di sicuro limitare i videogiochi o i giochi online.

Questo è un buon modo per creare una nuova e sana routine, senza trascurare di “mettere un lucchetto” al frigorifero, dato che parecchi adolescenti (e adulti) si sono abbuffati durante lo scorso lockdown per vincere la noia.

Nutrite quindi i vostri ragazzi di attività che regalino loro un senso di pienezza a fine giornata. Saranno stanchi magari, ma felici.

Non permettere a nessuno di influenzare le tue scelte!

Oggi una giovane 23enne, che lavora come estetista da quando aveva 16 anni, mi ha confidato il suo desiderio di conseguire la maturità per guardare avanti e magari frequentare l’università, non tanto per fare un lavoro diverso, quanto per acculturarsi.
Mi sono brillati subito gli occhi, perché quando “sento” in una persona  il desiderio di conoscere e imparare… il cuore mi batte forte e provo una gioia che mi è impossibile descrivere a parole.
Essendo Coach e anche docente, l’ho subito tempestata di domande. Ha risposto in modo consapevole circa le difficoltà, ma quel “fuoco”, quel desiderio di farcela si avvertiva forte. Così le ho dato qualche dritta su come orientarsi per frequentare il quinto anno e poi la maturità.
Non era spaventata.
Mi ha detto con aria seria:
“Io lo so che posso farcela! Perché quando mi metto in testa una cosa… non mi ferma nessuno!”. Poi però ha aggiunto: “E’ solo che nessuno crede in me! Il mio fidanzato dice che non ha senso e mio padre mi scoraggia, forse perché ha paura che io fallisca”.

Il suo sguardo era cambiato: aveva perso luce.
Gli occhi bassi e un filo di voce: “Se almeno appoggiassero questa mia idea, che non è un capriccio! Invece…”.
Il suo era un dialogo intimo con se stessa… e chissà da quanto tempo lo era.

Credo che sia capitato a molti di trovarsi in una condizione simile.
Certamente  più a “femmine” che a maschi.
E allora parliamone!

Perché quel mancato appoggio, anche se solo psicologico e affettivo, fa male, ferisce, fa sentire poco adeguate e non c’è niente di peggio.

E’ la speranza, il desiderio, l’obiettivo da raggiungere – pure con gran fatica – che tengono alta la motivazione. Ma se si è circondati da familiari, partner e amici che non fanno altro che incutere paura e insinuare dubbi… Beh, la strada da percorrere è ancor più in salita e certamente contro vento.
Qui viene fuori di che stoffa siamo fatti!
Se cioè siamo pronti a camminare contro vento, contro tutti, oppure se siamo così deboli o così incerti da dubitare noi stessi della bellezza (e validità) del nostro progetto e quindi rinunciarci.

Per esperienza posso dire che , se quel “fuoco” ci brucia dentro e abbiamo valutato che non si tratta di un fuoco di paglia né di un salto nel vuoto, allora non dobbiamo ascoltare chi cerca di allontanarci dal nostro obiettivo.

Smettiamola di voler condividere ciò che desideriamo fare con chi – parente o meno – non solo non ci capisce, ma fa di tutto per farci rinunciare.

Parliamo di meno e agiamo di più!

Iniziamo a scrivere ciò che vogliamo  raggiungere e a pensare a tutti i passaggi necessari per ottenere più informazioni possibili.
Teniamo nota di tutto ciò che scopriamo.
Cerchiamo di approfondire più che possiamo, facendo domande alle persone competenti.

Non rinunciamo!

Quando la “luce” finalmente si accende nei nostri occhi… è il momento di essere felici!
E per esserlo, non serve l’approvazione degli altri.

Perciò… seguiamo  la nostra strada!

 

Grazie alla mia Coach, la mia vita è ripartita meglio di prima!

Ciao a tutti! Mi chiamo Sara, ho 17 anni e … è la prima volta che parlo di me pubblicamente, perciò spero di non annoiare nessuno.

Molti mesi fa, all’inizio del mio penultimo anno di liceo, erano cambiate molte cose: alcuni prof. a cui mi ero affezionata non c’erano più; in classe era arrivata una nuova compagna molto aggressiva; le mie prime verifiche erano andate male e io ero andata proprio in crisi.

Non so… ero tesa, nervosa, anche demoralizzata, perché non funzionava più niente nella mia vita e le mie amiche mi avevano tagliata fuori, seguendo la nuova compagna, una vera leader, che non mi poteva vedere!

Non è che io sia una tipa super festaiola: ci tengo ad avere buoni voti e per questo esco solo il sabato e/o la domenica… Ma era sempre andata bene alle mie amiche, che erano un po’ come me.

Poi di colpo è cambiato tutto! E io mi sono sentita sempre peggio…
Le mie amiche volevano uscire solo con questa compagna e la sua compagnia di ragazzi un po’ più grandi e io non andavo più bene.

Adesso posso dirlo: soffrivo e mi arrabbiavo per questo. Ma dopo i primi due mesi così… ho cominciato a sentirmi sempre più triste e sola.
I miei genitori mi dicevano: “Esci! Divertiti!”. Ma con chi?
Le mie amiche erano diventate così diverse da me! Sembravano più grandi e io mi sentivo proprio uno schifo vicino a loro.
Ogni volta che le vedevo a scuola ero a disagio; ogni volta che avevo una verifica avevo una paura terribile di sbagliare e quando ero interrogata mi veniva la nausea.
Che brutto periodo!

Poi, grazie ad un’amica dei miei genitori, ho incontrato Laura!

I Miei mi avevano spiegato che non sarebbe stato l’inizio di un percorso, ma solo una sessione di coaching per capire il mio problema e conoscermi. Beh, il fatto di sapere di poter scegliere se proseguire o no mi aveva tolto un po’ di ansia, ma… il miracolo – come dico io – l’ha fatto lei, Laura, col suo sorriso e la sua tranquillità. Mi ha ascoltata davvero… Capivo che lo faceva con grande attenzione e interesse, senza mettermi a disagio, senza giudicarmi.

Alla fine del primo incontro lei era riuscita a fare centro e mi aveva spiegato come avremmo potuto procedere per farmi tornare serena e sicura di me.
Ero così contenta che ho chiesto io di fare il percorso e da lì è cominciata la mia risalita.

Ogni volta non vedevo l’ora di incontrarla, perché capivo qualcosa in più di me, e lei mi trasmetteva una gran forza.
Poi è arrivato il Covid-19 e ho avuto paura di interrompere il mio percorso e di crollare di nuovo.

Invece no! Abbiamo continuato vedendoci a distanza via Skype ed è andata benissimo, perché ho continuato a “crescere” e ad allenare le mie potenzialità.
Grazie alla mia Coach, ho usato così bene il tempo che ho guadagnato davvero voti eccellenti e poi ho ripreso i contatti con le mie amiche.

Per me l’isolamento è stato un momento positivo, perché la mia vita è ripartita.
Laura mi ha sempre tampinata, anche quando non eravamo in sessione.
Non mi sono mai sentita sola e questo mi ha dato forza. Lei è una vera forza! E io spero di diventare tosta come lei… Anche se lei dice che forte lo sono sempre stata, senza nemmeno accorgermene.

Ho imparato tanto e ho “spuntato” parecchi obiettivi.
Ora che sono in vacanza mi guardo indietro e mi sento nuova.

Sento di essere io, quella vera. So che non sarà facile affrontare nuovi problemi… perché ce ne saranno!, ma sento di poterci riuscire.
Ho capito come fare e Laura mi ha regalato tanti strumenti per fare da sola.

Cara Laura, sarai sempre la mia Coach!

Con affetto,
Sara R.

La quarantena è finita, ma il tuo umore è peggio di prima? Ecco come uscirne!

L’estate è cominciata e le immagini dei carri militari che trasportavano bare sembrano dimenticate. La gente ha ricominciato ad uscire, a frequentare gli amici, i bar, i ristoranti. Tutto sembra tornato (quasi) come prima… E lo stato d’animo positivo con cui molte persone hanno ben affrontato l’isolamento, pare tornato negativo.

Eh, sì, perché non tutti si sono sentiti depressi nel dover rimanere per forza in casa. Ci sono infatti quelli che, senza esserne consapevoli, ci hanno persino guadagnato in termini di umore e hanno usato il tempo nel modo migliore, dedicandosi a lavori e attività di cui sono capaci e che hanno regalato loro soddisfazione e benessere.

Se ci pensate non è poi tanto strano.
Faccio un esempio: se mi trovassi sola in un periodo della vita, senza partner né amici, “essere obbligata” all’isolamento e sapere che nessuno può uscire a divertirsi… beh, potrebbe persino essere consolante. Stessa cosa se conducessi una vita estremamente stressante a causa del lavoro e ogni week-end mi trovassi così stanca da non avere nemmeno l’energia per uscire e distrarmi.

I conti sono presto fatti: durante la quarantena, sui social niente più foto di aperitivi, balli scatenati, paesaggi mozzafiato e cenette romantiche. Tutti chiusi in casa a postare foto dei piatti cucinati o a condividere video divertenti per tenere alto il morale.

Ma adesso…?

Ora che la vita torna a scorrere, i social si riempiono di miliardi di selfie: chi è in spiaggia, chi brinda con gli amici, chi gira in moto con la persona amata, chi organizza grigliate e chi cena a lume di candela col partner. Insomma… tutti sembrano felici e appagati…
Tranne chi era solo durante il Covid-19 e solo si ritrova.

Queste persone, purtroppo, ripiombano nella loro quotidianità pre-Covid, ovvero a quando si sentivano abbattute, tristi, in ansia per non avere quello che hanno gli altri (amici, partner, week-end speciali).
E “credono” alla felicità che gli altri postano sui social, trascorrendo tempo a sfogliare gli album altrui e convincendosi che loro una vita così non ce l’avranno mai!

Se solo sapessero quanta finzione c’è in molte di quelle foto!

Come certe coppie ritratte in mezzo agli amici, perché da sole non saprebbero cosa dirsi… O sorrisi che mascherano una enorme tristezza, un amore finito da tempo o un senso di vuoto incolmabile…Ma chi sente di nuovo l’enorme peso della solitudine, a questo non pensa. Vede tutto il negativo che c’è nella propria vita e tutto il (falso?) positivo nella vita degli altri e… sta male.

E allora?

Allora sarebbe meglio darsi un sano obiettivo, ovvero quello di non seguire più i profili degli pseudo-amici di FB per un po’.
Magari dargli un’occhiata solo una volta o due alla settimana e spendere il tempo per dedicarsi a qualcosa che piace e che non si poteva fare prima a causa della quarantena.

Prendere consapevolezza del fatto che molte persone vivono solo “in vetrina” e che la felicità che mostrano è spesso apparente.

E se si è soli, al posto di considerarla una sfortuna o una tragedia, guardare alle mille opportunità che si possono cogliere, se si è disposti a mettersi in gioco. Perché essere liberi da legami permette di fare scelte che vanno incontro ai propri reali bisogni.

Perciò… ci si può iscrivere, ad esempio, a un gruppo che ama la fotografia e organizza uscite all’aperto o decidere di aggregarsi a gruppi che usano le ferie per fare il cammino di Santiago o la Via Francigena o ancora frequentare un corso di vela dove fare nuove amicizie.

Qualsiasi cosa va bene, purché trasmetta il piacere di vivere ai propri ritmi, seguendo i propri bisogni e desideri, senza essere frenati, ostacolati o condizionati da nessuno.

Vuoi affrontare al meglio le tue difficoltà? Allora sviluppa la pace interiore.

Cosa cerchiamo consapevolmente? Il lavoro, la salute, il denaro, il divertimento, la felicità…
Ma nel profondo siamo tutti alla ricerca della pace interiore, quella che ci permette di affrontare anche i momenti peggiori senza esitare, senza essere paralizzati dalla paura.

E cosa volere di più se non vivere senza paura (che è spesso legata ad esperienze del passato) e senza ansia (legata al pensiero del futuro)?
Per farlo, dobbiamo concentrarci sul momento presente, cercando di cogliere il meglio che possiamo.

E’ nell’oggi che possiamo trovare le occasioni, ma dobbiamo saperle vedere e volerle cogliere.
Invece siamo così focalizzati sul futuro, così lontano, così incerto, così fuori dal nostro controllo, che ci lasciamo scappare il meglio dell’oggi. Ma è solo il presente ciò che abbiamo veramente. E’ l’unica certezza.
Eppure noi ce la facciamo sfuggire.

Chi ha genitori ottantenni, è cresciuto sentendosi ripetere che “pensare solo all’oggi è da incoscienti”. Bisogna essere lungimiranti, ma ciò non vuol dire evitare di vivere il momento presente. Una cosa non esclude l’altra e, dato che al futuro pensiamo già continuamente, forse dovremmo cominciare a vivere giorno per giorno, assaporando ciò che abbiamo.

Basta pensare, pensare, pensare. Impariamo a godere di ogni piccolo momento e per farlo tiriamo il freno a mano. Sì, cioè, rallentiamo, fermiamoci di tanto in tanto.

La nostra vita è simile a un viaggio in cui ci sono delle soste, dei rallentamenti, dei momenti in cui ammiriamo il paesaggio dal finestrino e altri in cui dobbiamo accelerare. Ma comunque, viviamo istante dopo istante. E così dovremmo fare nella nostra quotidianità.

E allora iniziamo dalle piccole cose, come assaporare lentamente il cibo, ascoltare con attenzione ciò che ci viene raccontato, coltivare la gratitudine verso chi ci ha fatto del bene e dedicarci a un’attività che ci faccia provare gioia e soddisfazione.

Non servono grandi gesti per iniziare a sentirci in pace, ma di sicuro serve allenamento. Cercare la pace interiore è un lungo cammino, che non si può percorrere a tempo perso: richiede dedizione. Una dedizione però che poi regala uno stato di benessere veramente duraturo.

Perché, come dice, Lao Tzu:

Se sei depresso stai vivendo nel passato.
Se sei ansioso, stai vivendo nel futuro.
Se sei in pace, stai vivendo nel presente.