Il Coaching nasce negli Stati Uniti come metodo per sviluppare e incrementare le prestazioni degli sportivi, stimolandoli anche sul piano emotivo, affinché si sentano più sicuri nell’affrontare gli avversari e certi di raggiungere i loro obiettivi.
A metà degli anni ’70, W.T. Gallwey, un allenatore di tennis californiano, offre un contributo fondamentale, scrivendo una serie di libri nei quali propone di applicare il coaching allo sport, alla musica, al lavoro. Le sue indicazioni risultano preziose e così il coaching viene esteso anche al campo degli affari e a tanti altri settori. Lo affianca colui che viene riconosciuto come il padre fondatore del Coaching, Sir John Whitmore, che dopo aver lavorato con Gallwey negli Stati Uniti, fonda The Inner Game in Inghilterra, conosciuto oggi come Performance Strategy.
Successivamente il Coaching si diffonde anche in Europa, dai paesi scandinavi fino a quelli più a sud del continente. Tuttavia bisogna attendere il 2003 per vedere riuniti a Stresa, nella prima conferenza internazionale, ben 400 coach europei.
In quel periodo, mentre in Europa il metodo si diffonde come strumento utile a migliorare la produttività delle aziende, negli Stati Uniti comincia a farsi apprezzare anche come tecnica per la vita quotidiana e ad essere adottato sia da leaders politici sia da persone qualsiasi (studenti, professionisti, casalinghe…).
Da circa un ventennio il Coaching permette alle persone di raggiungere i propri obiettivi, di ottenere benessere, di crescere e migliorare la propria vita. Tutto ciò grazie anche al contributo della Psicologia positiva (Seligman, Csikszentmihalyi, Bandura…) e alla Self Determination Theory (Deci e Ryan).