“Il Coaching mi ha aperto gli occhi e io ho scelto di restare dov’ero”.

Da anni vivevo come “sospesa”. Prendere o no una decisione? Ero sempre incerta.
Sposata da 25 anni e madre di due figli ormai grandi, ero scontenta del mio matrimonio e vivevo sempre inquieta, insoddisfatta.
Un giorno dicevo: “Basta, devo fare qualcosa!” e il giorno dopo: “Vabbè, ci penserò più avanti!”. Intanto il tempo passava, senza che cambiasse nulla.

Rivolgermi a Laura è stata una conquista!
Al nostro primo incontro ho pianto e lei mi ha fatta sentire così accolta da capire che era la persona giusta.

Abbiamo iniziato le sessioni, ma definire il mio obiettivo è stato difficile.
Volevo “essere felice”, ma non sapevo come.

Laura mi ha guidata con domande che ogni volta mi spingevano a fare chiarezza dentro di me.
Erano così profonde che finivo per pensarci per giorni.
Però, grazie a quelle, ho capito che sarei stata felice vivendo da sola, senza mio marito, continuando a occuparmi dei miei figli, anche se ormai adulti.

Non era la mia Coach a suggerirmelo. Lei non mi ha mai detto cosa fare: poneva le domande giuste e… le mie risposte venivano a galla.

La soluzione, quindi, sarebbe stata separarmi da mio marito e riprendere la mia vita in mano, ma alla fine ho fatto una scelta diversa.

Non me la sono sentita di affrontare i passi della separazione.
Lo so, non mi fa onore, ma non volevo uscire dalla mia “zona di comfort”.
Non era per le spese legali né per i miei figli (tanto avevano capito come stavano le cose).
Diciamo che non ho avuto il coraggio di lasciare la mia vecchia vita o forse non era il momento giusto, così ho “scelto” di restare dov’ero.

Per me non è un fallimento: il Coaching ha funzionato.
Avevo bisogno di fare chiarezza, di capire “come” tornare felice e ci sono riuscita. Il mio “restare lì” quindi è diventato una scelta, non il frutto di eterna indecisione.

E questo per me è un buon risultato.

Quando sarò pronta… chissà… farò quel passo.
Intanto… grazie Laura, per la pazienza, la disponibilità, la tua grande professionalità!

Marta G.

Donne, criticare il partner con le amiche non fa bene a voi e nemmeno alla coppia.

Quante di noi, tra donne, non hanno mai ridicolizzato il partner perché non sa mai dove si trovano le cose in casa? Perché non ricorda ciò che gli abbiamo detto due minuti prima? Perché sembra non essere autonomo…?

Ieri ero in un negozio di parrucchiera quando è entrata una donna che conosco di vista: nonna di due bambini a cui bada, età – immagino – 65 anni… magari qualcuno di più, ma molto attiva: spesso alla guida della sua auto o in bici. So chi è il marito, ma li ho visti di rado insieme. Lei arcigna e lui educato e sorridente.

Ad un certo punto, la donna attacca con delle critiche feroci sull’universo maschile.
La parrucchiera ed io inizialmente ridacchiamo più per un senso di solidarietà femminile che per i concetti espressi, ma poi la situazione si fa imbarazzante.

La signora – con tono duro e aria seccata – esclama: “Ah! Per carità! Noi sì siamo autonome, ma loro?! Non sanno neanche trovare i calzini nei loro cassetti! Diciamo la verità: a cosa servono? Sì, vabbè, a fare figli e un po’ di sesso, ma se una donna lavora e non vuole figli… che se ne fa di un marito?!”.

Ero basita.
Basita e a disagio. Niente più sorrisi né risatine. Altro che solidarietà femminile!
Spero che quello della signora sia stato uno sfogo… anche se non ne sono molto convinta.

Ripensando alla feroce osservazione mi domando: Qual è lo scopo?

Sminuire il marito? Calpestare tutti gli uomini? Gridare la sua frustrazione nei confronti del matrimonio? Ribadire in modo femminista la superiorità delle donne?

Qualunque sia il motivo, al suo matrimonio non farà certo bene, perché esprimere critiche così pesanti (senza dubbio riferite al marito) non aiuta la relazione: la uccide.

Ci sono donne, infatti, che si aspettano che la vita di coppia implichi automaticamente la complicità col partner. Credono sia una cosa naturale, ovvia, spontanea. Invece non è così.
La complicità va costruita giorno dopo giorno attraverso l’ascolto attento, la condivisione, l’incontro, il guardarsi e lo stare bene insieme. Non si tratta di idillio, ma di partecipazione, intimità, persino gioco.

La critica separa e allontana dalla complicità.

Criticare l’altro aspramente perché non fa, non dice, non soddisfa le nostre aspettative non lo farà migliorare, ma soltanto allontanare.
Far notare all’altro in malo modo che “non ci arriva”, non lo farà cambiare, ma gli comunicherà tutta la nostra disistima.

Perciò… se qualcosa non ci va bene, se desideriamo tanto che l’altro modifichi un suo comportamento, CHIEDIAMOGLIELO.
Consiglio frasi che comincino così: “Avrei bisogno / necessità…”, “Mi farebbe piacere che tu…”.

Nessun partner è perfetto, neanche il nostro, ma criticarlo con le amiche non solo rende vulnerabile la coppia, ma è anche una mancanza di rispetto.

Se abbiamo scelto di vivere in coppia, allora dobbiamo proteggerla e difenderla: solo così potremo rinnovare quell’energia necessaria a rigenerarla.

I “vampiri dell’anima” esistono!

Cosa succede quando una donna si innamora di un narcisista? Di un uomo che si mette con lei, la fa a pezzi, la lascia e infine torna a tormentarla? Sembra un film dell’orrore, vero?
Io però ne ho conosciute di ragazze e donne così: le ho viste soffrire, dubitare di sé, delle proprie capacità, fino a perdere se stesse, la propria autostima, i propri sogni e obiettivi.
Hanno amato un “mostro”, ma grazie a Dio ne sono uscite, anche se con grande fatica e tanto impegno. La mia lettera, quindi, è per loro e per tutte quelle che – senza accorgersene – stanno vivendo a fianco di un manipolatore.

Cara Amica,
quando l’hai incontrato non l’hai riconosciuto…
D’altra parte chi riconoscerebbe subito un narcisista? Un uomo che ti lusinga, che ti fa sentire speciale, unica. Un uomo che ti dice di non aver mai provato un amore simile prima. Dolce, affettuoso, pieno di attenzioni…
Tu non l’hai riconosciuto, ma lui sì: ti ha cercata, stanata come una preda.
Ha fiutato subito il tuo bisogno d’amore, le tue ferite del passato, le tue fragilità e il desiderio di non essere più sola.
Ti ha fatto credere che ti avrebbe amata nonostante la tua vulnerabilità, anzi, che ti avrebbe “salvata” da una vita triste e vuota. E tu hai scambiato tutto questo per amore e ti sei fidata e affidata.

Oh, se tu fossi stata meno affamata di amore e attenzioni, forse gli avresti tolto subito quella maschera da impostore!
Ma lui era l’uomo che avevi tanto atteso, così perfetto e innamorato.

Sei stata generosa con lui, sempre presente, disponibile: gli hai donato un amore incondizionato.
E lui era così affascinante: sicuro di sé, deciso, ma anche tenero. Cosa volere di più?

Solo che è bastato poco perché lui cominciasse a sottolineare i tuoi difetti, le tue mancanze, il tuo non essere mai abbastanza. Prima una stilettata con una frase pungente e poi una carezza con una frase affettuosa… fino a confonderti: dottor Jekyll e Mr. Hyde!
E così hai messo in dubbio te stessa
e la realtà che avevi sotto agli occhi.
E hai cominciato a vivere sull’altalena: un giorno su, se era carino con te, e uno giù, quando ti criticava severamente.

Un amore a intermittenza… O meglio, un NON amore, ma tu di questo non potevi renderti conto perché il narcisista ha mille maschere ed è un abile manipolatore: sa come tenerti in pugno, come fare perché tu dipenda da lui, sempre, anche se soffri.

E quando hai timidamente tentato di reagire, ti ha fatta sentire in colpa, come fossi quella che “vuole rovinare tutto”, perché quello che gli davi non era mai abbastanza: tu non eri mai abbastanza. Lui invece stava sul piedistallo, convinto di essere il migliore, quello che non sbaglia mai.

Ti ha fatto credere di poter fare a meno di te, ti ha instillato la paura di perderlo. E tu, che lo amavi, gli hai creduto e ti sei aggrappata a lui ancora di più.

Poi si è stancato e ti ha lasciata per davvero.
Verrebbe da dire che hai vinto un terno al lotto! Ma so che tu non l’hai presa così.
Prima di andarsene, ti ha rovesciato addosso tutto ciò che di più cattivo e immeritato si possa ascoltare. Tu, l’unica colpevole, l’unica causa di questo suo abbandono. Tu, così inadeguata, da non essere riuscita neanche a tenertelo stretto!

Voglio dirti che non è così, che tu non hai alcuna colpa e che questa rottura – per te – è una vera fortuna, perché – se lo vuoi – ti dà la possibilità di ricostruirti, di ritrovare quella che eri, con tutte le tue meravigliose qualità: quei punti di forza che non sapevi né sai di avere.

Lui se n’è andato, ma non ti ha comunque lasciata in pace. Ha cercato di tenerti agganciata, inviandoti messaggi con frasi ambigue, di (finto) affetto, di (falsa) comprensione e preoccupazione.
Ma quando hai scelto di non rispondere, lui ti ha ferita con le solite frasi cattive, perché nessun carnefice accetta di perdere la sua vittima!

La verità è che hai fatto la cosa migliore a evitare qualsiasi contatto con lui: non puoi correre il rischio di una ricaduta!
Anche perché il tuo narcisista non ti ama, non cambia e non cambierà mai. Se ritorna è solo per affermare il suo dominio, per dimostrare a se stesso che sei un suo possesso, come tu fossi un oggetto.

Perciò, in attesa che gli squarci del tuo cuore cicatrizzino, FOCALIZZATI SU DI TE e prenditi cura della persona che sei: ricordi che cosa ti piaceva fare prima di incontrarlo? Che sia un hobby, un nuovo interesse, una passione trascurata o abbandonata da anni… Basta che ti renda felice e ti faccia assaporare di nuovo il gusto della vita.
L’amore per te stessa, per un animale, per gli amici è un toccasana! Così come viaggiare, leggere un buon libro, goderti un buon film.

Non cercare un nuovo compagno: non fino a che non ti sarai ricostruita del tutto. Non finché avrai la certezza di “bastare a te stessa”.
Solo così non rischierai di cadere ancora vittima di un “vampiro dell’anima”.

Uscirne è dura, ma – vedrai – è possibile!

Sarò davvero innamorata di lui?

Quante volte le ragazze mi raccontano di “pensare sempre a quel qualcuno” e quante volte le donne adulte mi confidano i loro dubbi, le loro sofferenze per quel partner che è ormai tanto diverso da come l’avevano conosciuto.

Spesso la domanda sottintesa è

“Sarò davvero (ancora) innamorata di lui?”.

A questo proposito mi viene in mente che alcuni decenni fa, un noto studioso nonché docente universitario, Francesco Alberoni, aveva realizzato uno studio veramente interessante su questo argomento. Tanto interessante che lo ricordo ancora.

Proviamo dunque a conoscere meglio “l’innamoramento”, così da dare risposta alla nostra domanda.

L’innamoramento non c’entra con la sessualità e quindi non è scontato che nasca da quella.
Tra l’altro, non è un evento unico nel corso della vita, perché può capitare di innamorarsi una seconda volta, ma può anche accadere di non innamorarsi più.

La mia nonna, ad esempio, rimasta vedova in giovane età, ha amato soltanto mio nonno e, una volta perso lui, non si è mai più innamorata.

Ma come faccio a capire di essere innamorata sul serio?

Be’, quando si è innamorati si pensa che tutto sia meraviglioso grazie alle “straordinarie” qualità del partner… E non ci si rende conto che l’altro è una persona normale, uguale a tutti gli altri esseri umani.

Ciò di cui non si è consapevoli è che “a rendere così diversa la nostra vita” sia la nuova esperienza, ovvero l’esserci innamorati.

E si sa, quando si è innamorati si desidera stare sempre col partner per potergli parlare e poterlo anche abbracciare, baciare, accarezzare… Di lui vogliamo sapere tutto, in modo da sentirci più vicino a lui ma anche poter essere noi stesse.
Di lui capiamo ogni gesto, tanto che la vita sembra più bella e persino più semplice.

Intendiamoci, la quotidianità non ha proprio niente di straordinario… ma quando siamo innamorati, tutto diventa magnifico. E così, un’ora con l’amato è paragonabile all’eternità e questo è il motivo per cui, perdendo l’amato, si vive con un’eterna nostalgia.

Sì, ok, Coach. Ma come faccio a distinguere una “cotta” dall’essere innamorata veramente?

Semplice!

Una delle caratteristiche dell’innamoramento è che si hanno degli ostacoli da superare.
Alberoni dice infatti che senza ostacolo non c’è vero innamoramento.

E a me vengono tanto in mente coppie giovani in cui tutto procede bene finché la strada è spianata dai genitori, che comprano loro la casa nuova, l’arredamento, i festeggiamenti per le nozze, il viaggio, ecc. Alla prima difficoltà, però, queste coppie “scoppiano”.

Il fatto è che superare gli ostacoli permette di “costruire” qualcosa di nuovo (una coppia, una famiglia) a partire dall’unione di due individui che hanno compiuto un percorso di cambiamento, di crescita prima di incontrarsi (come – ad esempio – aver “tagliato” del tutto con il rapporto precedente).

OK, Laura! Ci devono essere degli ostacoli da superare insieme… Tutto qui?

Sappiamo di essere innamorati quando il desiderio di vedere o di sentire l’altra persona riappare più e più volte, fino ad imporsi, ad essere costante.

E questo fatto ci spinge ad una “rinascita”, perché ci permette di ripensare al passato senza più provare delusione o dolore.
E’ un po’ come dire che il passato viene privato del suo valore e così si può arrivare a provare tenerezza per l’ex, di cui non ce ne importa più niente e verso il quale ci si sente gentili e buoni, grazie al nuovo amore.

Ma, ribadisce Alberoni, la vera storia dell’innamoramento è legata al “modo” con cui si affronta, si risolve oppure si aggira un grande ostacolo… e lo si fa insieme.

Altro che “… e vissero tutti felici e contenti”! La vita di coppia idilliaca non esiste!

La quotidianità è fatta di problemi, di scontri. Perciò è normale alternare momenti di felicità ad altri di sofferenza. Non esiste un reale equilibrio quando si ama!

Tuttavia è vero che chi è innamorato si sente felice nel fare qualcosa per la persona amata, perché i suoi desideri sono gli stessi di quelli dell’amato.

E… cosa importantissima: se sei innamorata del tuo partner, è impossibile che ti innamori di un altro!

E ora veniamo alla “domanda fondamentale”…

Come passiamo dall’innamoramento all’amore che dura nel tempo?

L’amore è la conseguenza naturale dell’innamoramento: passiamo da qualcosa di impetuoso e nuovo a qualcosa di quotidiano. Ma c’è qualcosa che non cambia e cioè che l’innamorato non vuole altro che essere amato per sempre.

E sai quando capisci che l’amore sta finendo? Quando cominci a fare i conti “io ti ho dato e tu no”…

In effetti, quando siamo innamorati diamo tantissimo senza domandarci se è giusto o no, se è troppo o se l’altro ricambia allo stesso modo.

Ovviamente è scontato che “il dare” sia reciproco e che i problemi e le difficoltà si affrontino insieme.

Si passa all’Amore, quindi, attraverso una serie di “prove” che l’amato deve superare. Sono prove di diverso tipo e si legano a due bisogni principalmente: al bisogno di “verità”, verificando perciò che l’amato sia sincero e leale, e al bisogno di “reciprocità” , ovvero verificando di avere obiettivi comuni ben chiari.

Se le prove, invece, sono richieste che comportano la “rinuncia” ai propri progetti, ai propri sogni (come avere una famiglia, dei figli, sposarsi), alla propria vita… il legame è destinato a rompersi, perché sono prove che non si superano e si trasformano in punti di non ritorno.

Ultime verità importantissime:
– l’innamoramento diventa Amore, quando non c’è più l’entusiasmo iniziale, ma si sviluppa una reciproca dedizione;
– non è proprio scontato che l’innamoramento diventi Amore, ma è possibile che un Amore nasca anche senza innamoramento, ad esempio da un incontro sereno, dal piacere di stare insieme, dall’avere idee e obiettivi comuni.

Ora tocca a voi capire a che punto siete e se la vostra storia avrà lunga vita o meno.

Emozioni: che fatica essere maschi!

Parliamo di maschi ed emozioni… e lo so che le “femmine” avranno da ridire, ma resta il fatto che i maschi non hanno una vita semplice come a volte siamo solite credere.

Spesso li accusiamo di essere “insensibili”, e forse qualcuno lo è.

La maggior parte, però, cresce sentendo il dovere di “nascondere” i propri sentimenti, le proprie emozioni, perché ancora oggi l’immagine del maschio che va per la maggiore è quella di colui che raramente è triste, abbattuto, incerto o sofferente.

Di un maschio si può dire tutto: che è disordinato, distratto, superficiale… Insomma, i peggiori difetti.
Ma nessun maschio vorrebbe essere definito “vulnerabile”, perché ne andrebbe della sua immagine e del suo ruolo.

E così, sin da piccoli, imparano a non esternare le proprie emozioni.
Avete presente quando un maschietto piange perché si è fatto male o ha paura?
Spesso la risposta di chi gli sta intorno è: “Su, smettila di fare la femminuccia!”.
E non c’è nulla di peggio che essere considerati delle femmine, perché significa “non essere maschi”.

I maschi, quindi, imparano a non mostrare i propri sentimenti, a non renderli pubblici.

Come fanno allora, quando sono a terra?

Cercano di distrarsi, magari uscendo di casa: c’è chi va a correre, chi va al bar vicino a casa, chi fa un giro in auto, in moto o in bici, chi si dedica a uno sport, chi fa bricolage.
A casa, intanto, mamme, mogli, compagne, fidanzate si lamentano e si arrabbiano, perché in certi momenti difficili, loro – i maschi – reagiscono con il SILENZIO.

Ma loro non hanno intenzione di farci stare male;
non stanno in silenzio perché non hanno nulla da dire;
non sono privi di sentimenti o emozioni.

E’ solo che, manifestare il loro dolore, parlare della loro sofferenza, li farebbe apparire “fragili” e non lo vogliono.

Noi femmine, anche le più forti, possiamo permetterci il lusso di piangere, di crollare, di chiedere aiuto…  I maschi no, perché sin da piccoli sanno che non verrebbe apprezzato.

E questo è profondamente sbagliato.

Vuoi limitare lo Stress? Crea la lista con tutta la famiglia!

Ferie terminate per tutti, lavoro ripreso da un po’ e… la scuola che sta per iniziare!
Se sei una mamma, sai che niente può provocare più stress di questo pensiero, visto che normalmente sono sempre le madri ad occuparsi di “figli, compiti, riunioni, colloqui”.
Il carico di impegni, in effetti, aumenta con l’inizio dell’anno scolastico che prevede anche la ripresa di attività e corsi sportivi.
E così ti ritrovi stanca, stremata e qualcuno commenta: “Ma come fai ad essere già ridotta così! Sei appena rientrata dalle ferie!”.
E allora partono i sensi di colpa, la frustrazione, il senso di inadeguatezza.

Ma perché mai?!

Se ti stai occupando di mille cose DA SOLA, è ovvio essere stressata!
E si sa che lo stress provoca stanchezza, irritabilità, scarso entusiasmo, umore nero…

Allora, come puoi “limitare” questo carico di super lavoro?

  1. Parla chiaro con i tuoi familiari e chiedi esplicitamente che facciano la loro parte (per favore, non usare la parola “aiutarmi”, perché altrimenti sembra che ti facciano un favore, mentre dovrebbe essere chiaro che in una famiglia ciascuno faccia la sua parte).
  2. Elimina la pretesa che “ci arrivino da soli” (smettila di dire: “Non sono capace di chiedere!”. C’è di mezzo la tua salute psicofisica!).
  3. Scrivi un elenco di cose da fare quotidianamente (es. rifare il letto, apparecchiare, passare l’aspirapolvere, stendere…) e aggiungi a fianco “entro quale parte della giornata” vanno svolte queste attività (es. rifare il letto “prima di uscire di casa”). L’utilità di stabilire “entro quando” vanno svolte ha vantaggi sia per chi le deve fare (così si organizza secondo gli impegni che ha e non sente “il fiato sul collo”) sia per te, che così non devi stare a chiedere mille volte di fare quella determinata cosa nel timore che non venga fatta.
  4. Spiega ai tuoi familiari che ci sono molte attività dell’elenco che non ami fare (così prendono consapevolezza che “non sei appassionata” di lavori domestici!), ma sei disposta a far scegliere prima a loro le attività che preferiscono (così sono chiari il tuo altruismo e la tua disponibilità).
  5. A questo punto, lista in mano, ciascuno segna il proprio nome a fianco dell’attività che si impegna a portare avanti nel corso dei primi “90 giorni”.
    Tre mesi è un tempo giusto per “allenarsi” a portare a termine un compito.
    E sapere di poter “cambiare incarico” dopo tre mesi, può rendere meno pesante l’attività.
  6. Molto probabilmente i tuoi figli/marito si caricheranno dei “pesi” più leggeri, ma tu non lamentarti. Non commentare!
    Lo scopo è far sì che inizino a darti una mano e che si assumano la responsabilità del compito che hanno scelto (ecco perché devono sceglierlo da soli e non devi imporglielo tu!).
  7. Stabilito “chi fa cosa”, provvedi a scrivere in bella copia (meglio al pc) l’elenco delle attività.
    Se sei una tipa precisa, magari preferisci suddividere le attività in base a quando vanno svolte (es. Prima di uscire al mattino: 1. rifare i letti = Luca; 2. portare fuori il cane = Maria, ecc).
  8. Appendi la lista in bella vista, in modo che tutti possano vederla più volte al giorno.
  9. Stabilisci con i tuoi familiari la data in cui iniziare ad usare la lista e ricorda che durerà 90 giorni (perciò scrivi data di inizio e di fine).
  10. Al termine dei 90 giorni potrai aggiornare la lista e cambiare gli incarichi (per poi mantenerli per altri 3 mesi).

Sì, bellissimo!, ma se poi i miei figli non lo fanno?!

Niente di più facile! Soprattutto perché penseranno che “tanto non succede niente se non lo faccio”.
Ecco, allora, l’importanza di stabilire… le “regole del gioco” (anche se un gioco non è).
Coinvolgi tutta la famiglia nello stabilire che cosa succede se uno sgarra.
E mettilo per iscritto (altrimenti va nel dimenticatoio).
Nel caso dei figli, ad esempio, potrebbe essere “non giochi alla Play”, oppure “non esci stasera”… Dipende anche dall’importanza del compito che non è stato portato a termine (es. non portare fuori il cane per fare pipì è più grave di non rifare il letto).

Ricorda che quando le “regole del gioco” vengono stabilite insieme, è più facile rispettarle.
La condivisione e il coinvolgimento sono fondamentali!

Ora non ti resta che trovare il momento giusto, riunire la famiglia e… partire a stendere la lista!
(E non inventare la scusa che “non c’è tempo!”, perché è una riunione che può portarti piccoli benefici e stimolare i tuoi figli a responsabilizzarsi).
L’inizio non sarà facile, ma appena preso il ritmo giusto, vedrai che ti sentirai un po’ meno schiacciata… anche se continuerai a fare mille cose!