I “vampiri dell’anima” esistono!

Cosa succede quando una donna si innamora di un narcisista? Di un uomo che si mette con lei, la fa a pezzi, la lascia e infine torna a tormentarla? Sembra un film dell’orrore, vero?
Io però ne ho conosciute di ragazze e donne così: le ho viste soffrire, dubitare di sé, delle proprie capacità, fino a perdere se stesse, la propria autostima, i propri sogni e obiettivi.
Hanno amato un “mostro”, ma grazie a Dio ne sono uscite, anche se con grande fatica e tanto impegno. La mia lettera, quindi, è per loro e per tutte quelle che – senza accorgersene – stanno vivendo a fianco di un manipolatore.

Cara Amica,
quando l’hai incontrato non l’hai riconosciuto…
D’altra parte chi riconoscerebbe subito un narcisista? Un uomo che ti lusinga, che ti fa sentire speciale, unica. Un uomo che ti dice di non aver mai provato un amore simile prima. Dolce, affettuoso, pieno di attenzioni…
Tu non l’hai riconosciuto, ma lui sì: ti ha cercata, stanata come una preda.
Ha fiutato subito il tuo bisogno d’amore, le tue ferite del passato, le tue fragilità e il desiderio di non essere più sola.
Ti ha fatto credere che ti avrebbe amata nonostante la tua vulnerabilità, anzi, che ti avrebbe “salvata” da una vita triste e vuota. E tu hai scambiato tutto questo per amore e ti sei fidata e affidata.

Oh, se tu fossi stata meno affamata di amore e attenzioni, forse gli avresti tolto subito quella maschera da impostore!
Ma lui era l’uomo che avevi tanto atteso, così perfetto e innamorato.

Sei stata generosa con lui, sempre presente, disponibile: gli hai donato un amore incondizionato.
E lui era così affascinante: sicuro di sé, deciso, ma anche tenero. Cosa volere di più?

Solo che è bastato poco perché lui cominciasse a sottolineare i tuoi difetti, le tue mancanze, il tuo non essere mai abbastanza. Prima una stilettata con una frase pungente e poi una carezza con una frase affettuosa… fino a confonderti: dottor Jekyll e Mr. Hyde!
E così hai messo in dubbio te stessa
e la realtà che avevi sotto agli occhi.
E hai cominciato a vivere sull’altalena: un giorno su, se era carino con te, e uno giù, quando ti criticava severamente.

Un amore a intermittenza… O meglio, un NON amore, ma tu di questo non potevi renderti conto perché il narcisista ha mille maschere ed è un abile manipolatore: sa come tenerti in pugno, come fare perché tu dipenda da lui, sempre, anche se soffri.

E quando hai timidamente tentato di reagire, ti ha fatta sentire in colpa, come fossi quella che “vuole rovinare tutto”, perché quello che gli davi non era mai abbastanza: tu non eri mai abbastanza. Lui invece stava sul piedistallo, convinto di essere il migliore, quello che non sbaglia mai.

Ti ha fatto credere di poter fare a meno di te, ti ha instillato la paura di perderlo. E tu, che lo amavi, gli hai creduto e ti sei aggrappata a lui ancora di più.

Poi si è stancato e ti ha lasciata per davvero.
Verrebbe da dire che hai vinto un terno al lotto! Ma so che tu non l’hai presa così.
Prima di andarsene, ti ha rovesciato addosso tutto ciò che di più cattivo e immeritato si possa ascoltare. Tu, l’unica colpevole, l’unica causa di questo suo abbandono. Tu, così inadeguata, da non essere riuscita neanche a tenertelo stretto!

Voglio dirti che non è così, che tu non hai alcuna colpa e che questa rottura – per te – è una vera fortuna, perché – se lo vuoi – ti dà la possibilità di ricostruirti, di ritrovare quella che eri, con tutte le tue meravigliose qualità: quei punti di forza che non sapevi né sai di avere.

Lui se n’è andato, ma non ti ha comunque lasciata in pace. Ha cercato di tenerti agganciata, inviandoti messaggi con frasi ambigue, di (finto) affetto, di (falsa) comprensione e preoccupazione.
Ma quando hai scelto di non rispondere, lui ti ha ferita con le solite frasi cattive, perché nessun carnefice accetta di perdere la sua vittima!

La verità è che hai fatto la cosa migliore a evitare qualsiasi contatto con lui: non puoi correre il rischio di una ricaduta!
Anche perché il tuo narcisista non ti ama, non cambia e non cambierà mai. Se ritorna è solo per affermare il suo dominio, per dimostrare a se stesso che sei un suo possesso, come tu fossi un oggetto.

Perciò, in attesa che gli squarci del tuo cuore cicatrizzino, FOCALIZZATI SU DI TE e prenditi cura della persona che sei: ricordi che cosa ti piaceva fare prima di incontrarlo? Che sia un hobby, un nuovo interesse, una passione trascurata o abbandonata da anni… Basta che ti renda felice e ti faccia assaporare di nuovo il gusto della vita.
L’amore per te stessa, per un animale, per gli amici è un toccasana! Così come viaggiare, leggere un buon libro, goderti un buon film.

Non cercare un nuovo compagno: non fino a che non ti sarai ricostruita del tutto. Non finché avrai la certezza di “bastare a te stessa”.
Solo così non rischierai di cadere ancora vittima di un “vampiro dell’anima”.

Uscirne è dura, ma – vedrai – è possibile!

Impariamo a vivere nel “qui e ora”.

Cosa significa vivere “qui e ora”?
Cosa vuol dire “vivere nel presente” e perché mai dovremmo farlo?

Siamo tutti convinti di vivere nel presente, ma se ci pensiamo un attimo ci accorgiamo di essere o nel passato (immersi nei ricordi) o nel futuro (quando ci pre-occupiamo di qualcosa che non sappiamo nemmeno se accadrà).

E ci dà gioia?
Non credo proprio.

E allora cosa possiamo fare per vivere il momento presente?
“La prima cosa è liberarci dei pensieri che svolazzano nella nostra testa” ci dicono gli esperti.
Già, ma non è facile fermarli, buttarli.

Come possiamo pilotare i nostri pensieri?
Tutto parte dall’allenamento, esattamente come nello sport e in qualsiasi altro campo. Perciò quale momento migliore – se non questa forzata clausura – per provarci?

Quindi, a partire da oggi, restiamo “agganciati” al nostro corpo: significa porre attenzione ai segnali che ci manda, al respiro e all’energia che sentiamo. Non siamo separati dal nostro corpo, ma raramente ci prendiamo il tempo per ascoltarlo.
Fissiamo poi la nostra attenzione sui sensi: gli odori che sentiamo, i suoni che ascoltiamo, il calore del sole sulla pelle… Focalizziamoci anche sui nostri gesti e sul tono della nostra voce.

E non dimentichiamo di trovare un angolino nella nostra casa in cui isolarci – anche solo per un quarto d’ora al giorno – allo scopo di ascoltare i nostri profondi respiri, lasciando andare i pensieri, così che si disperdano da soli.

Non dico che sarà semplice e nemmeno che verrà spontaneo, ma quale nuova pratica lo è?
Basta non arrendersi, non rinunciare…
E i risultati arriveranno sotto forma di grande benessere.

Ora che mi sono laureato, che lavoro faccio? Indicazioni pratiche per scoprirlo.

Mi auguro sempre che un giovane abbia il desiderio e la tenacia di proseguire gli studi frequentando l’università fino a laurearsi. E in effetti di ex studenti laureati ne ho davvero tanti e nelle discipline più varie: da ingegneria ad archeologia, passando per medicina, farmacia, fino ad arrivare a giurisprudenza.
Un nuovo giovane laureato!
Che gioia per tutti!
Ma poi… ?

Cosa succede se la laurea magistrale conseguita può aprire più porte, ma per questo manda in confusione chi se l’è conquistata?
Sì, cioè, sapere di poterla spendere in più settori, al posto di essere un vantaggio può diventare motivo di dubbi e incertezze sul da farsi.

Quale direzione prendere?
Dove inviare il proprio curriculum?

A meno che non si abbiano le idee veramente chiare sul “cosa fare da grandi”, questa ampia scelta può diventare ingombrante. Ancora di più se si sono già fatti due anni di esperienza con contratti a termine, che poi non sono stati rinnovati.

Avere quindi una laurea quinquennale (come ad esempio in giurisprudenza) e poterla spendere in più campi, ma non sapere in quali buttarsi, fa temere di sbagliare la scelta.
E così ci si immobilizza: si resta fermi a pensare, a valutare…
E intanto il tempo passa e l’ansia aumenta.
Un’ansia che, tra l’altro, viene accresciuta dalle frasi che i familiari e i parenti si sentono di esprimere. Mi riferisco ai cosiddetti consigli del tipo “perché non fai così? Perché non mandi il tuo curriculum lì?”…

E così, al posto di essere d’aiuto come vorrebbero, queste persone generano ancora più confusione. E quando si è confusi, gli altri lo notano e allora ricominciano con i loro consigli e le loro perle di saggezza, che fanno più danno che altro.

“Ma insomma, sei laureato, sì, ma ti devi accontentare!”.
E questa frase uccide i sogni, anche quelli nascosti che non si sono portati a galla.

La situazione quindi diventa questa: sapere di aver studiato qualcosa che si ama, desiderare di lavorare in quel campo, ma essere spinti ad accettare qualcosa di completamente diverso perché “ti devi accontentare”… Che dolore!

E mentre si è combattuti tra il proprio sogno e il doversi accontentare… si resta immobili.

Insomma è un cane che si morde la coda!
Ma come uscirne?

  • Innanzitutto prendere carta e penna e annotarsi un elenco di “mestieri” che ci interessa svolgere. Metterli poi in ordine di gradimento, compiendo questa operazione “di pancia”.
  • Affiancare a ciascun “mestiere” la spiegazione più dettagliata possibile del motivo per cui ci piacerebbe fare quel lavoro.
  • Verificare se in quella professione potremmo usare al meglio le nostre potenzialità.
  • Valutare se il ruolo, che andremmo a ricoprire, “risponde” (in una scala da zero a dieci) al nostro desiderio di realizzazione.
  • Partire dal primo punto della nostra lista e indagare meglio su tutto ciò che serve per svolgere quella professione (ovviamente annotarcelo).

E dopo aver spuntato tutti questi punti, cominciare a cercare indirizzi utili a cui far giungere il nostro curriculum.

La cosa importante, però, è procedere in questo ordine e non cercare a caso, mescolando rami e ruoli diversi senza prima aver chiarito con se stessi i propri desideri e bisogni.

Insomma… prima si prende la mira e solo dopo si spara.
Non viceversa!

Scopri se sei un “genitore elicottero” e impara a rendere liberi i tuoi figli.

L’espressione inglese “genitore elicottero” indica il genitore che – come gli elicotteri –  è sempre “sopra” ai propri  figli e cerca di provvedere in ogni modo ai loro bisogni, risolvendo loro i problemi prima ancora che si manifestino.

Il termine, nato per definire quei genitori eccessivamente concentrati sui figli preadolescenti e adolescenti (che hanno cioè un’età per poter risolvere da soli i propri problemi, assumendosene tutta la responsabilità), oggi viene esteso a tutti i genitori che tendono a impedire ai propri figli di esplorare da soli, affiancandoli nel gioco o dicendo loro che cosa devono o non devono fare in ogni occasione.
Alla scuola primaria, i genitori “elicottero” potrebbero spingere i figli a scegliere di frequentare certi compagni e altri no oppure a voler seguire un certo allenatore piuttosto che un altro o ancora a preferire una maestra rispetto ad un’altra.
Questi genitori affiancano sempre i propri figli quando devono fare i compiti scolastici e li assistono per tutto il tempo, anche se i figli potrebbero fare da soli e, oltre a questo, scelgono per loro quali sport o quale strumento o quali attività devono seguire dopo la scuola.
Alla (ex) scuola media, i genitori “elicottero” interferiscono con il programma scolastico ed entrano in conflitto con gli insegnanti quando i figli ottengono voti bassi.

I comportamenti di questi genitori sono dettati da buone intenzioni, ma portano a conseguenze negative.

A tutti i genitori dispiace vedere il proprio figlio in difficoltà, ma spianargli la strada non è ciò di cui ha realmente bisogno.
Amare i propri figli non significa rendere loro più facili le sfide della vita, ma insegnare loro ad affrontarle, avendo fiducia nella loro capacità.

Essere “genitori elicottero” quindi porta con sé effetti negativi sui figli.
Vediamo quali:

    1. Scarsa autostima.
      Se un genitore sta troppo addosso ad un figlio, il messaggio che gli trasmette è che non si fida di lui e che non lo considera capace di gestire i compiti scolastici da solo.
    2. Aumento dell’ansia.
      I figli di genitori “pressanti”, autoritari, hanno maggiori probabilità di soffrire di ansia o depressione.
    3. Scarso sviluppo delle abilità pratiche.
      Se il genitore si occupa sempre delle cose che riguardano i figli (prepara loro i vestiti, il pranzo, sparecchia, rifà loro il letto, mette in ordine la loro stanza…), essi non svilupperanno mai le capacità di cui hanno bisogno per svolgere questi compiti da soli.
    4. Incapacità di gestire lo stress.
      Se i genitori sono sempre pronti ad aiutare i figli, questi non svilupperanno le abilità di cui hanno bisogno per affrontare la perdita, il fallimento o la delusione. Questo costituirà un problema quando dovranno affrontare lo stress della vita da soli.
  • Se vi siete resi conto di essere “genitori elicottero”, ecco cosa fare per “liberare” i vostri figli:

– Lasciateli esplorare.
I più piccoli, ad esempio, hanno bisogno di imparare a camminare ed esplorare da soli (calciare o lanciare una palla, correre in uno spazio aperto). Incoraggiateli a salire le scale, a esplorare piccoli spazi, senza perderli di vista. Se sarete entusiasti di offrire loro la libertà, svilupperanno fiducia in se stessi piuttosto che avere paura del mondo che li circonda.

– Lasciate che facciano delle scelte.
Dai diciotto mesi ai tre anni, fate in modo che i vostri figli possano scegliere a quale gioco giocare. Mettete loro a disposizione i vari giocattoli e rendeteli facilmente accessibili, così che possano prenderli. Non dite loro quali attività potrebbero essere divertenti, in modo che i vostri figli possano capire da soli cosa desiderano fare.

– Evitate di sostituirvi a loro.
Permettete ai vostri figli di provare la delusione, di affrontare le difficoltà o addirittura di fallire in un compito. Lasciate che si mettano alla prova, altrimenti non sapranno mai di esserne capaci o meno. Cercate di capire quando è il momento di allontanarvi, in modo che i vostri figli possano diventare autonomi.

– Ricordatevi della loro forza.
E’ importante tenere traccia dei piccoli successi ottenuti dai vostri figli.
Scriveteli su un foglio e usateli per incoraggiare i vostri figli, quando si sentiranno insicuri. Serviranno a far loro notare che sono stati capaci di farcela da soli. Allo stesso tempo, questo elenco vi sarà utile per ricordare a voi stessi quando sarà il momento di fare marcia indietro e lasciare che i vostri figli risolvano i problemi da soli.

Madre Teresa di Calcutta: “Messaggio per donne straordinarie”.

Tieni sempre presente che la pelle fa le rughe,
i capelli diventano bianchi, i giorni si trasformano in anni….

Però ciò che è importante non cambia;
la tua forza e la tua convinzione non hanno età.

Il tuo spirito è la colla di qualsiasi tela di ragno.

Dietro ogni linea d’arrivo c’é una linea di partenza.
Dietro ogni successo c’é un’altra delusione.

Fino a quando sei viva, sentiti viva.
Se ti manca ciò che facevi, torna a farlo.

Non vivere di foto ingiallite.

Insisti anche se tutti si aspettano che abbandoni.
Non lasciare che si arrugginisca il ferro che c’é in te.

Fai in modo che al posto della compassione, ti portino rispetto.

Quando a causa degli anni non potrai correre, cammina veloce.
Quando non potrai camminare veloce, cammina.
Quando non potrai camminare, usa il bastone.

Però… non trattenerti mai!!!

Impariamo a smascherare gli opportunisti.

Credo che a tutti sia capitato nel corso della vita di essere delusi da certe persone.
Avete presente quella sgradevole sensazione, quel senso di sofferenza che si prova quando ci si accorge che la persona che abbiamo frequentato – felici di farlo – è tutt’altro che sincera, leale, onesta e non prova per noi l’affetto che noi proviamo per lei?
Può trattarsi di un collega, un conoscente, ma anche di un amico e persino di un parente.

Dai, provate a pensarci: quante volte vi è capitato?

La domanda, però, è: ma sono state davvero loro a “cambiare” o siamo stati noi a non prestare attenzione ai campanelli d’allarme?

Mi racconta una donna: “Sa, credevo fossimo diventate amiche: si sfogava con me, mi chiedeva consigli e poi, tutto d’un tratto, ha smesso di frequentarmi. Ora in ufficio mi tratta come un’estranea e mi risponde in modo sbrigativo. Frequenta un’altra collega che ha sempre criticato. E dire che quando era appena arrivata, le ho dato tutte le dritte possibili!”.

Cosa è successo?

Semplice: ha aperto il suo cuore a un’opportunista e si è sentita stupida, ingenua per non essersene accorta.
Ma come può rendersi conto che la stanno usando se non è come loro, se è una persona “autentica” e buona?

Impresa ardua, ma non impossibile!

Ecco degli indizi:

  • L’opportunista è incapace di vera amicizia: fa solo ed esclusivamente il proprio interesse.
  • Si affianca a chi gli fa comodo in quel momento, ma una volta ottenuto ciò che vuole, cambia “amico”.
  • Ha le idee chiare su quello che vuole dagli altri e “chiede” sempre, ma non dà nulla senza un tornaconto.
  • Si prende gioco delle persone e le “usa”.

Facciamo qualche esempio di soggetti opportunisti:

  • quello che “scrocca” sempre il passaggio in macchina quando uscite in compagnia;
  • quella che vi chiede di “ritirarle” sempre il figlio da scuola, perché lei non può;
  • quello che si abbuffa al ristorante, tanto poi si divide;
  • quello che si fa aggiustare il pc o si fa aiutare ad usarlo (così risparmia i soldi del tecnico);
  • quella che vi invita fuori o vi telefona solo per sfogarsi (e poi non si fa più sentire per un bel po’);
  • quella che vi chiede di andare a correre o al cinema, perché non ha nessun altro in quel momento;
  • quella che si è appena trasferita nel vostro paese o nel vostro ufficio, non conosce nessuno, ma diventa “amica” vostra perché vede che avete buoni amici e un’ottima reputazione (e stare con voi le apre le porte).

Insomma, i motivi sono tantissimi e io spero di aver “aperto gli occhi” a chi di voi è buono e sensibile, affinché non cada nella trappola.

Perciò… se avete realizzato di avere accanto qualche opportunista… prendete le distanze!
Anzi, tagliatelo fuori dalla vostra vita!
Solo così eviterete tante sofferenze.

La lettera che ogni figlia vorrebbe ricevere.

Figlia mia,
ricordati sempre di essere te stessa.

Non cadere nell’errore di “voler piacere” a tutti i costi, perché è sciocco, inutile e finiresti poi col non piacere più a te stessa, cioè a colei che ti amerà sempre più di chiunque altro.

So che arriverà il momento in cui sentirai il bisogno di compiacermi, magari meritando sempre bei voti a scuola oppure vincendo una gara sportiva, oppure comportandoti sempre come una “brava bambina”.

A chiunque farebbe piacere avere una figlia così, ma non a me se ciò significasse saperti angosciata al pensiero di non riuscire a ottenere un bel voto.
Non voglio poi che dall’esito di una gara dipenda la tua autostima e non voglio che tu sia la bimba perfetta né quella “sempre più brava, più gentile e più educata” di tutti gli altri.

Sii sempre te stessa, anche se dovrai lottare con i denti per non farti travolgere da quello che desiderano gli altri per te.

Impara ad ascoltare il tuo cuore: senti come batte?

Quella sei tu : sono le tue emozioni, sono i tuoi desideri…
Sono quello che conta di più, se vuoi vivere felice.
… ascoltandoti, infatti, scoprirai che per te esistono cose davvero importanti  e altre assolutamente inutili.

Sai, sarò felice se ti vedrò studiare con la passione di chi vuole imparare cose nuove e non per uno sciocco voto dato da un’insegnante che magari non ha capito niente di te.

Perché sai che cosa conta davvero nella vita?

L’impegno, la costanza, l’energia e l’entusiasmo… che guidano le nostre azioni verso i nostri obiettivi.
Se riuscirai a credere in questo, ti sentirai sempre speciale e nessuno riuscirà a farti sentire debole, fragile, incapace di camminare da sola.

Non permettere a nessuno di dirti come sei!

Lungo il tuo cammino, vedrai, ti capiterà certamente di incappare in quelli che sputano sentenze e si permetteranno di venirti a dire che “sei tagliata per…, ma limitata in…”, che “sei un tipo lunatico oppure sempre allegro” , che “sei una frana in…”, che “si vede che non ti interessa questo o quest’altro”, che “hai bisogno di un uomo così e così”.

Lasciali tutti parlare, figlia mia.
E più ne incontrerai e più dovrai trovare un angolo di pace in cui rifugiarti per guardarti dentro e per poter gridare al mondo: “Io sono io!”.

Ascolta le mie parole…
Ricorda che ti starò sempre vicina e che ti amerò per sempre.

                                                                                                                            La tua Mamma

Il segreto per sentirci felici è usare al meglio le nostre potenzialità.

Sapete quante persone “inconsapevoli” delle proprie potenzialità ci sono?

Tantissime!
E ne ho la conferma tutte le volte che inizio un percorso di Coaching.

Chi è forte, ma dice di sentirsi fragile;
chi è coraggioso e si considera debole;
chi è integro, sincero, onesto e pensa di avere problemi di adattamento;
chi è creativo ed è convinto di non esserlo solo perché non lavora né come pubblicitario né come artista…

Conoscere le proprie potenzialità è fondamentale, ma bisogna essere guidati a farlo.

Conosco una donna adulta che quando ne è diventata consapevole ha pianto dall’emozione e dalla gioia: si era sempre dipinta come i familiari l’avevano descritta, senza potersi rendere conto che quella non era lei.

La mamma e il papà l’avevano sempre definita in un certo modo e lei aveva messo insieme le loro “definizioni” e se le era cucite addosso come etichette, convinta che le appartenessero…

Ma quella NON era lei!
Per niente!

E infatti, arrivata ad un certo punto della vita, quelle “definizioni” hanno cominciato a starle strette, perché la stavano schiacciando e lei faticava a sopportarle.

Di fatto, però, non sapeva chi era e si osservava come fosse un’estranea.
Si era “persa”… ed era entrata in un momento terribile, di vera crisi.

Ma quello aveva segnato l’inizio della sua ricerca e della sua rinascita.

Per vivere pienamente, infatti, ed essere soddisfatti dobbiamo conoscere chi siamo: scoprire le nostre potenzialità e usarle al meglio in tutto ciò che facciamo.

Allora, sì, potremo sentirci felici, perché non c’è nulla di più gratificante di essere in armonia con noi stessi, con i nostri bisogni e con i nostri desideri.

Non festeggiare San Valentino se…

San Valentino è la festa di “chi è innamorato”.
Per questo ho pensato di sintetizzare il pensiero di alcuni illustri studiosi che parlano di amore “vero”, in modo da chiarirci le idee e valutare se festeggiarlo o meno.

Ecco 15 VALIDI MOTIVI per “NON FESTEGGIARLO”:

1) Perché credi di essere innamorata, ma non lo sei.
Infatti, provi una forte attrazione e pensi continuamente al partner, ma dopo aver provato per un po’ queste emozioni, perdi di interesse per lui.

2) Perché quando ti chiedono se sei “innamorata” del partner, rispondi elencando tutte le sue straordinarie qualità, ma non ti viene in mente di dire che cosa provi TU per lui.

3) Perché del partner vedi SOLO le mille qualità e quando, improvvisamente, compaiono i difetti, ti senti ingannata, tradita.
In realtà hai fatto tutto da sola.

4) Perché, sebbene tu ti senta “sulle nuvole”, non hai un PROGETTO COMUNE che ti leghi a lui.

5) Perché, anche se è trascorso molto tempo e dici di stare bene con l’attuale partner, in realtà NON hai sotterrato il passato e continui a soffrire per il tuo ex.

6) Perché hai una paura folle del futuro (invece chi è innamorato veramente non ce l’ha).

7) Perché non riesci ad avere piena fiducia nel tuo partner, ad abbandonarti e affidarti a lui.

8) Perché non senti l’importanza di essere “vera”, autentica e trasparente con il tuo partner.

9) Perché tra te e il tuo partner NON c’è l’apprezzamento (reciproco) di essere unici, straordinari e insostituibili per l’altro.

10) Perché NON ti senti accettata per ciò che sei e quindi cerchi di diventare ciò che il partner vorrebbe.

11) Perché con il tuo partner ci sono sempre continui SCONTRI. Una sorta di vita senza felicità “vera”. Un semplice “tirare avanti”.

12) Perché stai ormai facendo la CONTABILITÁ del dare e avere: “Io ti ho dato e tu no”.

13) Perché non senti il desiderio di chiedere spesso al tuo partner “Che cosa pensi?”
(chi è innamorato, invece, vuole sapere dell’altro, della sua vita, dei suoi pensieri nascosti).

14) Perché quando il partner ha dei problemi NON ti senti coinvolta, perciò gli dici: “Ti amo, ma risolvi prima i tuoi problemi e poi torna da me” (se sei innamorata, invece, i problemi del partner diventano spontaneamente anche i tuoi, da risolvere insieme).

15) Perché dici di amare il tuo partner, ma non lo porti con te nella tua vita: lo tieni separato dal tuo lavoro, dai tuoi amici, dai tuoi progetti per il futuro.
Continui la tua vita, senza modificare nulla, conservando sempre i tuoi rapporti (dai quali il partner viene escluso), mentre lui deve stare alle tue regole, sempre in attesa.

Se ti ritrovi in molti di questi punti NON sei innamorata (oppure non lo è il tuo partner di te).
Perciò a che serve “festeggiare”?

“Mi sentivo vuota e senza stimoli: per questo sono felicissima del mio percorso di Coaching!”.

Conoscevo Laura solo di nome.
Di lei sapevo che era una prof di scuola media, perché ne avevo sempre sentito parlare benissimo da genitori che l’avevano avuta.
Poi un giorno ho scoperto che era anche una Life Coach!

Bene!, ma cos’è una Life Coach???
Ho poi capito che era tutto quello di cui avevo davvero bisogno

Stavo vivendo un periodo particolarmente duro: avevo dovuto affrontare un grave lutto e una gravidanza.
Qualcosa in me non andava più bene…

E’ difficile da spiegare, ma non ero più io… O meglio: non mi “sentivo” più io.

Mi sentivo vuota e senza stimoli: volevo uscirne, ma non sapevo come.

Così, anche se ci ho messo un po’, alla fine mi sono decisa a comporre il suo numero.
Già da quella chiacchierata al telefono, Laura ha subito capito la mia situazione e io, dopo tanto tempo, finalmente mi sono sentita capita!

Ricordo il primo incontro…
Ricordo benissimo il sorriso con cui mi ha accolta: un sorriso difficile da dimenticare.

Cosi è iniziato il mio percorso alla scoperta delle mie potenzialità e non solo.

Laura mi ha aiutata a capire quale obiettivo pormi per tornare a sentirmi me stessa e mi ha aiutata a costruire il “ponte” per raggiungere la mia meta.

Mi ha vista piangere e sorridere, ha gioito con me per ogni mio piccolo traguardo raggiunto, mi ha spronata e a volte anche bacchettata.

Non potrò mai smettere di ringraziarla per il lavoro fatto con me!

La mia vita ha una strada ancora lunga… ma se guardo indietro sono felicissima del cammino che ho fatto.

Anzi!, che “abbiamo” fatto. 😊

Alessia B.