Donne, criticare il partner con le amiche non fa bene a voi e nemmeno alla coppia.

Quante di noi, tra donne, non hanno mai ridicolizzato il partner perché non sa mai dove si trovano le cose in casa? Perché non ricorda ciò che gli abbiamo detto due minuti prima? Perché sembra non essere autonomo…?

Ieri ero in un negozio di parrucchiera quando è entrata una donna che conosco di vista: nonna di due bambini a cui bada, età – immagino – 65 anni… magari qualcuno di più, ma molto attiva: spesso alla guida della sua auto o in bici. So chi è il marito, ma li ho visti di rado insieme. Lei arcigna e lui educato e sorridente.

Ad un certo punto, la donna attacca con delle critiche feroci sull’universo maschile.
La parrucchiera ed io inizialmente ridacchiamo più per un senso di solidarietà femminile che per i concetti espressi, ma poi la situazione si fa imbarazzante.

La signora – con tono duro e aria seccata – esclama: “Ah! Per carità! Noi sì siamo autonome, ma loro?! Non sanno neanche trovare i calzini nei loro cassetti! Diciamo la verità: a cosa servono? Sì, vabbè, a fare figli e un po’ di sesso, ma se una donna lavora e non vuole figli… che se ne fa di un marito?!”.

Ero basita.
Basita e a disagio. Niente più sorrisi né risatine. Altro che solidarietà femminile!
Spero che quello della signora sia stato uno sfogo… anche se non ne sono molto convinta.

Ripensando alla feroce osservazione mi domando: Qual è lo scopo?

Sminuire il marito? Calpestare tutti gli uomini? Gridare la sua frustrazione nei confronti del matrimonio? Ribadire in modo femminista la superiorità delle donne?

Qualunque sia il motivo, al suo matrimonio non farà certo bene, perché esprimere critiche così pesanti (senza dubbio riferite al marito) non aiuta la relazione: la uccide.

Ci sono donne, infatti, che si aspettano che la vita di coppia implichi automaticamente la complicità col partner. Credono sia una cosa naturale, ovvia, spontanea. Invece non è così.
La complicità va costruita giorno dopo giorno attraverso l’ascolto attento, la condivisione, l’incontro, il guardarsi e lo stare bene insieme. Non si tratta di idillio, ma di partecipazione, intimità, persino gioco.

La critica separa e allontana dalla complicità.

Criticare l’altro aspramente perché non fa, non dice, non soddisfa le nostre aspettative non lo farà migliorare, ma soltanto allontanare.
Far notare all’altro in malo modo che “non ci arriva”, non lo farà cambiare, ma gli comunicherà tutta la nostra disistima.

Perciò… se qualcosa non ci va bene, se desideriamo tanto che l’altro modifichi un suo comportamento, CHIEDIAMOGLIELO.
Consiglio frasi che comincino così: “Avrei bisogno / necessità…”, “Mi farebbe piacere che tu…”.

Nessun partner è perfetto, neanche il nostro, ma criticarlo con le amiche non solo rende vulnerabile la coppia, ma è anche una mancanza di rispetto.

Se abbiamo scelto di vivere in coppia, allora dobbiamo proteggerla e difenderla: solo così potremo rinnovare quell’energia necessaria a rigenerarla.

Grazie alla mia Coach, la mia vita è ripartita meglio di prima!

Ciao a tutti! Mi chiamo Sara, ho 17 anni e … è la prima volta che parlo di me pubblicamente, perciò spero di non annoiare nessuno.

Molti mesi fa, all’inizio del mio penultimo anno di liceo, erano cambiate molte cose: alcuni prof. a cui mi ero affezionata non c’erano più; in classe era arrivata una nuova compagna molto aggressiva; le mie prime verifiche erano andate male e io ero andata proprio in crisi.

Non so… ero tesa, nervosa, anche demoralizzata, perché non funzionava più niente nella mia vita e le mie amiche mi avevano tagliata fuori, seguendo la nuova compagna, una vera leader, che non mi poteva vedere!

Non è che io sia una tipa super festaiola: ci tengo ad avere buoni voti e per questo esco solo il sabato e/o la domenica… Ma era sempre andata bene alle mie amiche, che erano un po’ come me.

Poi di colpo è cambiato tutto! E io mi sono sentita sempre peggio…
Le mie amiche volevano uscire solo con questa compagna e la sua compagnia di ragazzi un po’ più grandi e io non andavo più bene.

Adesso posso dirlo: soffrivo e mi arrabbiavo per questo. Ma dopo i primi due mesi così… ho cominciato a sentirmi sempre più triste e sola.
I miei genitori mi dicevano: “Esci! Divertiti!”. Ma con chi?
Le mie amiche erano diventate così diverse da me! Sembravano più grandi e io mi sentivo proprio uno schifo vicino a loro.
Ogni volta che le vedevo a scuola ero a disagio; ogni volta che avevo una verifica avevo una paura terribile di sbagliare e quando ero interrogata mi veniva la nausea.
Che brutto periodo!

Poi, grazie ad un’amica dei miei genitori, ho incontrato Laura!

I Miei mi avevano spiegato che non sarebbe stato l’inizio di un percorso, ma solo una sessione di coaching per capire il mio problema e conoscermi. Beh, il fatto di sapere di poter scegliere se proseguire o no mi aveva tolto un po’ di ansia, ma… il miracolo – come dico io – l’ha fatto lei, Laura, col suo sorriso e la sua tranquillità. Mi ha ascoltata davvero… Capivo che lo faceva con grande attenzione e interesse, senza mettermi a disagio, senza giudicarmi.

Alla fine del primo incontro lei era riuscita a fare centro e mi aveva spiegato come avremmo potuto procedere per farmi tornare serena e sicura di me.
Ero così contenta che ho chiesto io di fare il percorso e da lì è cominciata la mia risalita.

Ogni volta non vedevo l’ora di incontrarla, perché capivo qualcosa in più di me, e lei mi trasmetteva una gran forza.
Poi è arrivato il Covid-19 e ho avuto paura di interrompere il mio percorso e di crollare di nuovo.

Invece no! Abbiamo continuato vedendoci a distanza via Skype ed è andata benissimo, perché ho continuato a “crescere” e ad allenare le mie potenzialità.
Grazie alla mia Coach, ho usato così bene il tempo che ho guadagnato davvero voti eccellenti e poi ho ripreso i contatti con le mie amiche.

Per me l’isolamento è stato un momento positivo, perché la mia vita è ripartita.
Laura mi ha sempre tampinata, anche quando non eravamo in sessione.
Non mi sono mai sentita sola e questo mi ha dato forza. Lei è una vera forza! E io spero di diventare tosta come lei… Anche se lei dice che forte lo sono sempre stata, senza nemmeno accorgermene.

Ho imparato tanto e ho “spuntato” parecchi obiettivi.
Ora che sono in vacanza mi guardo indietro e mi sento nuova.

Sento di essere io, quella vera. So che non sarà facile affrontare nuovi problemi… perché ce ne saranno!, ma sento di poterci riuscire.
Ho capito come fare e Laura mi ha regalato tanti strumenti per fare da sola.

Cara Laura, sarai sempre la mia Coach!

Con affetto,
Sara R.

Genitori e nonni, riappropriatevi del vostro fondamentale ruolo educativo.

Stiamo tornando pian piano alla normalità e si nota anche nella gestione delle relazioni familiari. Basta trascorrere una giornata all’aperto in mezzo agli altri per rendersi conto che nulla, proprio nulla è cambiato. Il Covid-19, ad esempio, non ha fatto riscoprire a certi giovani il valore e la gioia di avere ancora in vita i nonni né la fortuna di avere al fianco i genitori… Tutto è rimasto scontato.
Mi riferisco all’atteggiamento di molti figli nei confronti dei genitori e di parecchi nipoti nei confronti dei nonni.
Ora, d’accordo che non siamo più nell’Ottocento e nemmeno nel Novecento, ma vi pare corretto che un bambino si rivolga al genitore o alla nonna con tono arrogante, aggressivo e gesti che farebbero irritare anche un santo?
Smettiamola di giustificare questi comportamenti con la solita frase: “Sono bambini!”, perché poi diventa la giustificazione usata quando diventano adolescenti e poi giovani.

Perché abbiamo così tanta paura di “fare gli adulti”? Di assumerci il ruolo di educatori? Perché dobbiamo mostrarci e comportarci per forza come “compagni di merenda”, complici della scorrettezza dei più piccoli?

Il problema che si pone, infatti, non è “il bambino maleducato”, ma l’adulto che proprio non vuole assumersi la responsabilità (e lo stress) di intervenire, di spiegare, di fermare certi atteggiamenti che, in altre nazioni (ve lo garantisco), non sarebbero tollerati.

Vi faccio degli esempi.

Un padre che, vedendo in casa la figlia dodicenne truccarsi come un’adulta appariscente, commenta con tono scherzoso: “Cos’è questo trucco così pesante? Non ti sembrerebbe il caso di evitare, considerata la tua età?!” e poi la lascia uscire comunque, non ha capito nulla del suo ruolo, che non è solo quello di educare, ma anche di proteggere, perché una ragazzina totalmente inesperta della Vita, che appare come una maggiorenne navigata… be’, va certamente incontro a dei seri rischi.

Gli adulti devono avere ben chiaro quali sono “i paletti” da mettere per segnare i confini entro i quali far muovere i figli. Se non lo fanno… la colpa delle azioni e reazioni dei figli è solo loro.

Non è questione di rigidità, ma di ragionare, riflettere coi figli: comunicare loro il senso delle proprie scelte, ma senza lasciare ai piccoli il potere di cambiarle o rifiutarle.

Non è nemmeno questione di severità, perché per vivere in mezzo agli altri dobbiamo essere capaci di condividere e rispettare regole che non vengono da noi (e che magari nemmeno ci piacciono).

Allora, la nonna che permette alla nipotina di otto anni di trattarla come uno zerbino, non sta dimostrando “pazienza e amore”, ma disinteresse e totale mancanza di dignità.
Non solo, ma crea alla bimba l’illusione di essere onnipotente, di poter maltrattare gli altri (come fa con lei). Cosa farà quando si troverà davanti le regole da rispettare a scuola e nel mondo?

Sapete, credo profondamente nell’educazione ai valori e ai principi che regolano le relazioni con gli altri, nel rispetto della libertà (propria e altrui) e davvero non mi capacito di come un adulto con esperienza possa liberamente scegliere di eludere il suo fondamentale compito.
Nessun cucciolo d’uomo dovrebbe permettersi di trattare un adulto come un coetaneo: significherebbe non aver compreso la differenza di ruoli né la gerarchia. Principi fondamentali che regolano la vita nella società.

Ma questi cuccioli non possono educarsi da soli: hanno bisogno di noi, di adulti responsabili, con le idee chiare su cosa è giusto e cosa no, su quali sono i confini da non oltrepassare.

Un ruolo fondamentale , quello dell’adulto, che deve essere disposto a difendere con convinzione, energia e costanza. Quando tutti gli adulti (genitori, nonni, insegnanti, allenatori, ecc.) interiorizzeranno questa grande verità e si riapproprieranno del loro importante ruolo educativo… allora sì le cose potranno cambiare. Ma fino ad allora…