Per aiutare un familiare che soffre ci vogliono disponibilità, amore e positività.

Non è facile guardare in faccia un familiare che soffre senza provare il desiderio di farlo stare meglio all’istante.
Che si tratti di una malattia o di uno stato psicologico, vorremmo vederlo stare bene, perciò ci attiviamo a partire dalle cose pratiche per poi passare al sostegno morale.
Ma cosa succede se quel familiare non ne vuole sapere di seguire le nostre indicazioni, i nostri consigli?
Se si chiude in se stesso e smette di sorridere…
Se quando ci vede si lamenta per il suo stato e ogni giorno va peggio?

Ci sentiamo in colpa, vero?
Come se non avessimo fatto abbastanza.
La nostra vita si mette in stand by e la qualità va sotto zero.
Ci svegliamo la mattina e ci corichiamo la sera con un unico pensiero: trovare una soluzione e presto.
Ma stiamo buttando via energie che dovremmo invece risparmiare.

Il problema è che stiamo pretendendo l’impossibile: avere tutto sotto controllo e far funzionare le cose per forza.
Non è così che funziona!

Dobbiamo accettare di non avere i superpoteri.

Il nostro familiare non starà meglio solo perché noi lo vogliamo.
Ha bisogno di tempo. Un tempo che è necessario.

E allora cosa fare nel frattempo?
Attivarci per offrirgli le soluzioni possibili, senza la pretesa che funzionino o che lui le accetti.
Riprendere la nostra vita con la consapevolezza di “esserci” e di essere disponibili.
Sentire l’Amore dentro di noi e renderci conto che è davvero “grande”.
Smetterla di farci travolgere dai cupi pensieri e vivere… pensando che siamo più utili se restiamo positivi.

Non è facile, ma almeno… è possibile.

Dormire non è un optional

Le vacanze stanno terminando anche per i ragazzi e la domanda che dovremmo farci è: “Come faranno a riprendere il ritmo, fatto spesso di levatacce alle 6.30 o alle 7 del mattino, se durante l’estate abbiamo concesso loro di stare fuori fino a mezzanotte e mezza oppure all’una?”.
Sarà certamente durissima sia per loro sia per voi. Senza contare che gli insegnanti si troveranno a fare il loro lavoro con degli zombie, che al posto di apprendere, sbadiglieranno almeno per le prime due ore.

Il discorso del SONNO non è certo una banalità e dobbiamo stare attenti alle giustificazioni del tipo: “Vabbé, sono ragazzi! Recuperano in fretta!”, perché medici e ricercatori esperti dell’American Academy of Sleep Medicine hanno sottolineato che per una crescita sana i ragazzi tra gli 11 e i 18 anni dovrebbero dormire circa 8-10 ore.

E’ ovvio che gli adolescenti che riposano le giuste ore siano più attivi, più concentrati, più lucidi e quindi positivi. Ma ciò riguarda anche i bambini al di sotto degli 11 anni, perché – quando sono più riposati – sono pronti ad apprendere e ad assimilare meglio tutto ciò che viene spiegato loro a scuola.
Non solo: pensate alla fatica che facciamo quando dobbiamo riflettere per prendere una decisione.
Ecco, dormire 8 ore serve ai ragazzi anche a questo: a risolvere i piccoli problemi quotidiani senza delegarli a voi genitori e a prendere la decisione giusta, dopo aver valutato tra le varie opportunità.

Prendo spunto da Sleepeducation.org , per darvi qualche dritta su cosa fare per crescere in modo sano i vostri figli adolescenti (e vivere più in forma anche voi):

  • calcolate  che abbiano 8 ore di sonno consecutive e non fateli sgarrare (perciò stabilite l’ora in cui dovranno andare a dormire e quella in cui far suonare la sveglia);
  • è molto utile che inizino a prepararsi al sonno con mezz’ora di anticipo rispetto a quando si infileranno sotto le coperte (potete puntare un timer di 30 minuti entro i quali dovranno lavarsi i denti, indossare il pigiama, preparare la cartella e gli abiti per la mattina seguente, spegnere cellulare, pc…);
  • è fondamentale che si preparino al sonno spegnendo TV, tablet, cellulari, pc;
  • controllate quindi più volte che i vostri figli non chattino quando sono a letto, perché utilizzare pc, tablet e cellulare può togliere loro il sonno.

E se i ragazzi dovessero rifiutarsi di seguire queste buone pratiche, non abbiate timore di imporvi. Ricordatevi che gli adulti siete voi e che, se imponete certe regole, è per il loro bene e la loro salute.
Siete dunque autorizzati a togliere loro il cellulare e il tablet  fino al mattino, se volete essere certi che non li useranno appena sarete usciti dalla stanza. Ne faranno una tragedia all’inizio, ma poi si abitueranno e il loro sonno avrà una qualità migliore.
Se pensate di trovare le parole e il tono giusti, potete provare anche a condividere con loro il vostro pensiero sull’argomento, portando prove che supportino le vostre decisioni, ma se i vostri figli non ne vogliono sapere, PONETE DEI LIMITI e non sentitevi in colpa. Vi ringrazieranno quando saranno più grandi.

E se avete figli al di sotto degli 11 anni?

Il Journal of Clinical Sleep Medicine, già nel 2016, sottolineava che “bambini e adolescenti dormono poco” e i rischi per la salute non vanno sottovalutati, visto che si parla di obesità, diabete, depressione e autolesionismo.
Ma allora, quante ore dovrebbero dormire i nostri figli per godere di una salute ottimale?

Ecco le raccomandazioni dell’American Academy of Sleep Medicine che differenzia le ore di sonno in base all’età:

  • Età 4-12 mesi: da 12 a 16 ore su 24 ore (compresi i sonnellini)
  • Età 1 – 2 anni: da 11 a 14 ore di sonno al giorno
  • Età 3 – 5 anni: da 10 a 13 ore di sonno
  • Età 6 – 12 anni: da 9 a 12 ore di sonno
  • Età 13 – 18 anni: da 8 a 10 ore per notte

Per concludere dobbiamo aggiungere altre precisazioni:

  • Prima dei 4 mesi non ci sono raccomandazioni da fare, perché in quel periodo il sonno dei neonati è influenzato da molti fattori.
  • Sulle altre fasce d’età è bene che teniate monitorato il sonno dei vostri figli e se notate che dormono troppo poco o in modo eccessivo, rivolgetevi al vostro medico per una eventuale diagnosi di disturbo del sonno.
  • Non dimenticate che un sonno sano richiede una durata adeguata, tempi appropriati, buona qualità, regolarità e assenza di disturbi del sonno o disturbi di altro genere.
  • E’ evidente che il sonno di ciascuno sia influenzato da fattori genetici, comportamentali, medici e ambientali di cui bisogna tener conto.