Bambini a tavola: 7 regole per una buona educazione.

Stare a tavola è un piacere non solo per il palato, ma anche per la compagnia: chiacchierare, ridere, sentirsi sereni.
Niente di meglio che condividere questo piacere con la famiglia e con gli amici, dentro e fuori casa.

Ma cosa accade se a tavola si devono gestire dei bambini?

Se non ci si vuole rovinare il bel momento, con bimbi che fanno capricci, urlano e non stanno fermi, è bene seguire sin dalla più tenera età dei piccoli accorgimenti.

Vediamo quali:

1) Stabilire delle regole da seguire quotidianamente a casa, per poi rispettarle anche fuori, imitando mamma e papà, che daranno l’esempio per primi.

2) A tavola insegnare ai figli a dire: “Grazie e per favore”.

3) Trasmettere quelle regole di base, che non sono mai passate di moda, neanche per i bambini:
– masticare a bocca chiusa,
– non parlare mentre si sta mangiando,
– stare seduti in posizione composta e non infastidire i commensali muovendosi continuamente,
– non tenere un tono di voce troppo alto,
– non giocare col cibo né lanciarlo per scherzo.

4) Far usare le posate e il tovagliolo ai propri figli:
non è un’impresa impossibile, anche se non è semplice, perciò bisogna portare pazienza e aiutarli quando sono piccoli. All’inizio si sporcheranno un po’, ma poi impareranno a impugnare e ad usare correttamente le posate. E’ tutta questione di pratica, ma è necessaria se si desidera renderli autonomi.
Bisogna spiegare loro come utilizzare il tovagliolo e in che modo riporre le posate sul piatto una volta terminato il pasto.
Questa “fatica” iniziale, però, vi permetterà di poter mangiare tranquilli quando sarete al ristorante o a casa di amici.
L’importante è applicare queste regole quotidianamente e non pretendere che i figli le applichino soltanto fuori casa.

5) A tavola si sta tutti insieme:
si inizia a mangiare quando si è tutti seduti a tavola e ci si può alzare chiedendo il permesso ai genitori oppure quando tutti hanno finito il pasto.
Quando si è al ristorante, si sta seduti a tavola e non è permesso alzarsi, gironzolare, correre tra i tavoli o infastidire gli altri clienti.
Insegniamo loro che possono prendere parte alla conversazione, ma poi facciamo in modo di adattare il nostro argomento alla loro età.
Se sono molto piccoli è possibile intrattenerli con qualche attività coinvolgente, ad esempio colorare, in modo da poter prolungare la permanenza a tavola senza farli annoiare e innervosire, ma anche senza disturbare i commensali.
I videogiochi sono da bandire a tavola, perché disturbano le altre persone.

6) Avere una voce moderata e tenere toni pacati a tavola:
il tono pacato, moderato deve essere adottato in primis dai genitori, che devono evitare di urlare in pubblico per rimproverare o richiamare i figli.
Meglio adottare un tono calmo e fermo, se non si vogliono generare reazioni eccessive nel bambino, come capricci e isterismi.

7) Ricordatevi che il buon senso vince su tutto:
i genitori devono saper valutare di volta in volta se è il caso o meno di coinvolgere i figli in determinate situazioni.
Il buon senso e il rispetto per gli altri devono guidare questa scelta.
Portare un bimbo ad un pranzo di nozze e pretendere che stia seduto ore, magari in attesa di portate che tardano ad arrivare, non ha senso.
Perciò, se non si hanno alternative, meglio adottare accorgimenti particolari per rendere gradevole a tutti il tempo da trascorrere insieme.

Le indicazioni di massima, che avete letto, costituiscono la base dell’educazione, perciò non sono né esagerate né fuori luogo ai giorni nostri.

Mi viene giusto in mente un papà che, tanti anni fa, quando aveva i figli piccoli, aveva contestato la moglie per le regole di galateo che cercava di trasmettere ai figli: “Cos’è?! Mica devono mangiare con la regina Elisabetta!”.
Salvo poi rendersi conto, una volta diventati maggiorenni, che quell’educazione aveva permesso loro di sentirsi a proprio agio in tutti gli ambienti, regalando loro fiducia in se stessi e una buona autostima.

Saper stare a tavola, quindi, non è inutile: “serve” nella vita e ci rende migliori.

4 comments

  1. Molto utile e interessante.Sono un’insegnante di Scuola Primaria.Ne farò un ottimo uso per aiutare i miei alunni in mensa.Grazie!!!

    1. Mi fa piacere esserle stata utile. Le maestre, da sempre, hanno tutta la mia stima, perché il lavoro educativo che svolgono fa davvero la differenza nella crescita di un bambino. 🙂 Coach Gazzola

  2. I sono un insegnante della scuola dell’infanzia.. da sempre educo i bambini alle buone regole… ad assaggiare tutto e soprattutto usare parole gentili… però spesso non c’è continuità con la famiglia….

    1. Cara Rosa, quanta verità nelle tue parole! E quanto mi dispiace apprendere che le tue fatiche per educare figli di altri non vengono apprezzate nè comprese dai genitori di quegli stessi bimbi.
      La continuità è fondamentale. Se non c’è, è difficile ottenere il risultato sperato. Il problema, oggi, è che a dover essere “educati” su come stare a tavola (e non solo)sono molti genitori. Sto generalizzando per ovvii motivi, ma è così: se un genitore conosce le regole (e il valore) di stare bene a tavola, le trasmetterà certamente ai suoi figli, perché le considererà importanti. Se non lo fa, può essere che nemmeno lui le conosca oppure che, pur conoscendole, non abbia voglia di impegnarsi a trasmetterle ai figli.
      Io credo profondamente nel valore dell’Educazione (anche agli adulti). Perciò… prendi spunto dal mio articolo per proporre ai genitori di fare lo stesso.
      Qualcuno forse ti seguirà e… meglio uno soltanto che nessuno. Non credi?
      Forza! Abbiamo bisogno di professioniste come te!
      Coach Dott.ssa Gazzola

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